Il presidente Molinaro illustra le criticità registrate in prossimità dei quattro fiumi Sant’Ippolito, Amato, Turrina, Cantagalli «esondati per mancanza di pulizia e manutenzione ormai da diversi anni»
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Pietro Molinaro, il presidente di Coldiretti Calabria, si è espresso in merito ai notevoli danni all’agricoltura in seguito al nubifragio dei giorni scorsi. «Ora - afferma il presidente – questo trova purtroppo e drammaticamente ulteriore dimostrazione. La prima stima ammonta a circa 100milioni di euro. Ingentissimi sono i danni alle colture, alle strutture aziendali e infrastrutture rurali che necessariamente devono essere ripristinate per ripartire con i cicli produttivi ed evitare peraltro il licenziamento dei lavoratori». Coldiretti chiede a Oliverio di «garantire l'immediato pagamento dell'anticipo Pac (Politica agricola comune) e Psr (Programma di sviluppo rurale) che può arrivare fino all'85% dell'importo spettante nel 2018 e di attivare un bando sulla misura 5 del Psr per consentire immediatamente la raccolta delle domande di chi ha subito danni strutturali ed eseguire l’istruttoria».
Il consorzio vorrebbe che questa emergenza non venga affrontata con la stessa infelice tempistica di come avvenuto per l'alluvione di agosto 2015 a Corigliano e Rossano, i cui danni all’agricoltura ancora non hanno avuto il ristoro dovuto e le ferite al territorio non sono state ancora rimarginate. In particolare nel lametino i maggiori danni si sono verificati in prossimità dei quattro fiumi (Sant’Ippolito, Amato, Turrina, Cantagalli) esondati per mancanza di pulizia e manutenzione ormai da diversi anni.
«Le aree agricole del lametino, crotonese, pre-aspromonte tirrenico, pre sila catanzarese maggiormente colpite, da quest’ultimo nubifragio, sono tra le più produttive e significative della Calabria - accentua Coldiretti - e il ristoro dei danni non può essere legato solo ai trasferimenti nazionali che hanno tempi biblici e sono irrisori». Molinario ha concluso, dicendo: «Anche in questa occasione rivolgo un grazie ai Consorzi di bonifica per il quotidiano lavoro di manutenzione dei fossi di scolo di loro competenza e per il pronto intervento nella fase emergenziale che li vede tutt’ora impegnati. Per le non politiche che hanno determinato l'assenza di un Piano di difesa idrogeologico nella nostra regione, comprese le attività di manutenzione ordinarie per le quali la spesa è stata quasi annullata ancora una volta esprimiamo rammarico e delusione».