VIDEO | Giornalista completo, professionista disponibile e sottotraccia, collega che fa dell'apertura e della personale cortesia un tratto distintivo. È l'ultimo, grande acquisto del network LaC, a supporto della squadra di giornalisti. "Un colpo di mercato" destinato a rafforzare ulteriormente l'informazione a marchio Diemmecom
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In ogni redazione che si rispetti, e LaC non fa eccezione, ci sono i giornalisti che si fanno rispettare per il carisma, e quelli che si fanno amare per la gentilezza: quelli bravi che vogliono bene a tutti, e quelli magari anche più bravi, ma più difficili da incrociare. Ci sono infine quelli bravi bravi bravi, che alla professionalità aggiungono la disponibilità. L'apertura. La cortesia. E che quando arrivano in un gruppo, lo vedi subito che diventeranno un punto di riferimento per tutti.
«Arriva Cambareri?»
Sono quelli che strappano un sorriso anche al collega più competitivo. Che riscuotono ammirazione, rispetto e consenso a destra e a manca. Che non dividono, ma condividono. Insomma, quelli che sono arrivati per collaborare, per dare una mano. E che Pier Paolo Cambareri (fresco di nomina e presente in redazione da poche settimane) sarebbe stato uno di quest'ultimi, lo capivi già dal giorno prima del suo ingresso in tv carne ed ossa. Non foss'altro per le battute dei colleghi, per le voci di “corridoio". Prima sparute, poi sempre più consistenti. Attente, curiose, soddisfatte. «Sentito? Arriva Pier Paolo Cambareri… Ma è vero?... Sì, è vero... Ma non stava fuori?... E quando arriva?"...».
Un aquisto importante
Insomma, di Cambareri (come del collega Pietro Bellantoni, arrivato contestualmente) si parlava come di un acquisto importante. Una sorta di attaccante di lusso, il cui passaggio da una squadra ad un'altra anima improvvisamente il calciomercato. E la sua eco era quella del nome pesante, di quello che fa parte della nomenklatura seria, dei professionisti riconosciuti e conosciuti da Rende a Reggio Calabria. Uno che ha dalla sua la frequentazione di testate e network nazionali, piattaforma Sky compresa. E che oggi, a LaC tv, di supporto a direttori e condirettori, organizza il tg.
Un campione di understatement
I giorni successivi al suo arrivo avrebbero evidenziato anche un'altra, bella caratteristica di Pierpaolo. Una dote rarissima sulla scena del professionismo calabrese di livello: l’umiltà. La tranquillità. L’understatement, come direbbero gli inglesi. Cambareri lavora sotto traccia. Non si mette in mostra. Non "sciampra il corredo". Non che si schernisca, per carità. Ma di certo non sgomita per sedere in prima fila, anche se ne avrebbe ben diritto. Questione di approccio.
Da Vibo a Rende
La sua carriera, in pochi passaggi, la racconta lui stesso. «Sono un giornalista di 44 anni - dichiara – che si è dovuto trasferire da Vibo Valentia per motivi professionali: prima a Lamezia e poi a Rende, dove vivo attualmente. Ho iniziato a scrivere intorno ai vent'anni: facevo il radiocronista, mi occupavo di calcio. Vivevo a bordo campo, seguivo la Vibonese. All’inizio, facevo radiocronache, ma collaboravo anche con qualche giornale locale, per testate diverse. Mi sono occupato di sport per oltre 15 anni, dai campi di calcio prima di serie B poi di serie A».
I media nazionali...
«Lavoravo per Stream Tv (oggi Sky): 4 anni di cronache, interviste e servizi per le trasmissioni di approfondimento sportivo. Poi, è arrivata La7, il digitale terrestre, dove ho continuato a seguire la Serie A da Reggio Calabria. Per un periodo, sono rientrato a Sky: ma, alla fine, sono stato attratto dal richiamo della carta stampata».
...e il rientro a casa
«Dopo aver lavorato per Il Domani della Calabria e Gazzetta del Sud, sono passato a Calabria Ora e, insieme a Pietro Comito, mi sono fatto trascinare da una spinta ideale, da un'urgenza etica che mi ha fatto percepire la centralità dell'attività giornalistica in un territorio come il nostro. Cronaca, politica e società mi apparivano primari rispetto allo sport. Avevo tra l’altro la percezione netta di essere partecipe di un processo di rilettura critica delle strutture sociali esistenti sul territorio».
Una bella stagione
«In quel periodo la redazione era protagonista di un'attività molto complicata, era una fase di inchieste e densa attività investigativa. E noi, coinvolti in qualità di cronisti, sapevamo di vivere una stagione particolare, e di avere un ruolo specifico. L’esigenza di dedicarmi a qualcosa che avesse un valore civile divenne sempre più forte. E gradualmente ho gradualmente ridotto l’impegno nel settore sportivo per dedicarmi interamente all’altra materia».
Un progetto condiviso
«Passò così del tempo, chiuse il giornale, ed io proseguii con la collaborazione esterna per La7. Un giorno Pietro Comito mi chiamò, chiedendomi se volessi venire a dare una mano al progetto di crescita del network LaC, nella cui tv militava già da qualche tempo. Dall’esterno, avevo già percepito l’ascesa che stava vivendo il network nel panorama giornalistico dell'informazione regionale. E accettai immediatamente di parlare con Maria Grazia Falduto e Domenico Maduli (direttore editoriale ed editore del network LaC). C’è stata un'intesa immediata su visione, progettualità, idee e prospettive».
Le ragioni di un sì
«Ho accettato immediatamente di entrare a far parte della squadra. Vorrei contribuire alla costruzione e alla gestione quotidiana della notizia. E in futuro non nego che mi piacerebbe utilizzare lo strumento televisivo anche per approfondire la notizia, magari con un programma tutto mio. In redazione mi trovo benissimo: ho colleghi validissimi, belle persone da un punto di vista umano e professionale. E sono rimasto colpito dall’eccellenza del comparto tecnico. Credo di vivere tra l'altro in un network che può ancora crescere, che ha ampi margini di miglioramento. E questo non fa che motivarmi».