«Di solito, abbiamo giornalisti che diventano politici. Il sottoscritto però ha fatto il percorso inverso. Dopo una vita dedicata alla politica, ho lasciato incarichi importanti, con tanto di auto di servizio e autista, mi son messo la telecamera in spalla per libera scelta, e mi sono dedicato alla mia seconda grande passione: il giornalismo». Pasquale Motta, direttore della testata on line www.lacnews24.it, volto storico di LaC Tv e conduttore dei format politici più seguiti dell’emittente calabrese afferente al Network LaC, racconta come ha saltato il fosso dell’attività pubblica per diventare il grande professionista che è ora. La sua biografia lo vede abbandonare la politica attiva per dedicarsi esclusivamente al giornalismo, dopo trent’anni trascorsi tra assessorati e rappresentanze comunali, provinciali, universitarie, relazioni allacciate tra Frattocchie e segreteria nazionale, una vita spesa a rappresentare PCI prima, DS su tutti gli scenari, calabresi ed italiani.

Piazza... e "Pubblica piazza"!

Motta insomma diventa giornalista per naturale attrazione, gestendo acquisizioni editoriali che lo fanno prima innamorare e poi capitolare definitivamente, di fronte ad un settore che aveva guardato con interesse, sì, ma senza intenzione specifica. (E invece…). È lui stesso a raccontare come questa passione per il giornalismo abbia viaggiato, sotterranea, lungo tutti i suoi 30 anni di politica attiva, fino al cambio di professionalità e di prospettive. «Ho iniziato a fare politica a 14 anni, quando sono divenuto segretario della Fgci del mio paese, Nocera Terinese. Da lì in poi, è stata una progressione -  continua -. A 18 anni ero segretario della sezione, a 19 responsabile della Cellula comunista dell’Università di Catanzaro (unico iscritto: il sottoscritto!) e già all’epoca, dopo questo passo, sono entrato nella direzione regionale del partito».

La giovinezza, le Frattocchie

«A 20, entro in consiglio comunale e dopo pochi mesi divento assessore, con delega ai lavori pubblici ed all’urbanistica. Fu il periodo in cui mi misero una bomba, proprio per il mio schierarmi contro determinati interessi opachi: ma anche quello in cui divenni funzionario di partito – prosegue Motta-. Mi mandarono a Frattocchie, alla scuola per quadri provinciali e regionali. E mi appassionai subito al mondo dell’informazione. Partecipai al tentativo di risanamento del quotidiano l’Unità, innamorandomi del mondo dell’editoria e del giornalismo. Divenni editore di periodici legati alla sinistra: ricordo, tra questi, il Quotidiano della Calabria, poi divenuto il Quotidiano del Sud, e venduto dopo qualche anno all’attuale editore. Una testata tra le più importanti della regione, che venne fondata proprio grazie alla lungimiranza di quattro o cinque funzionari del PCI-PDS, tra i quali, il sottoscritto… ». 

Le radici di una passione

Un’attività intensa, che mette radici, e rafforza anche la conoscenza dei segreti di un mondo complesso e delicato. «Mi piace citare in questa sede - racconta il direttore – anche il lavoro effettuato per fondare e contribuire alla redazione di un mensile di approfondimento politico, il Rumore del riformismo, editato per un paio d’anni insieme all’amico e maestro Filippo Veltri, già Ansa, Repubblica, Unità. Inoltre, il rilievo di un’altra nostra creatura, Calabria Sera, poi divenuta, quotidiano col nome di Calabria Ora.».

La scelta

«È stato più o meno in questo periodo - specifica Motta - che intorno ai 40 anni ho deciso di fare il giornalista a tutti gli effetti, abbandonando la politica attiva e dedicandomi esclusivamente all’informazione, partendo proprio da Calabria Ora, e passando successivamente alla neonata Esperia TV, dove ho fatto il corrispondente del Tg per la Tirrenica e il conduttore di trasmissioni per 2 anni e mezzo. È stato il periodo in cui ho imparato davvero i ferri del mestiere, dalle riprese con la camera in spalla ai programmi di montaggio video, e dove sono rimasto in pratica sino al 2014: anno dell’incontro con Domenico Maduli, presidente del Gruppo Pubbliemme».

L'incontro con l'editore

«Con Domenico è stato amore a prima vista. Ci eravamo incontrati subito dopo che avevo ricevuto un premio per un format che avevo realizzato ad Esperia Tv. Di lì a poco abbiamo deciso di proseguire insieme: ed ho assistito a tutte le fasi di creazione, definizione, lancio e rafforzamento del network LaC, dove oggi dirigo la testata Lanews24.it, e all’interno del quale ho anche avuto la responsabilità del tg oggi affidato a Cristina Iannuzzi e Pietro Comito».

Spiazzare per mestiere...

Infine, una considerazione sul suo atipico e pregnante percorso professionale. «Se guardo indietro, mi rendo conto di aver spiazzato tanti, tantissimi miei compagni di strada politica, qualcuno scomparso dalla scena, qualcuno impegnato in compiti strategici. Eppure – chiosa il direttore – devo dire che la maggior parte di loro, conoscendo il back ground, la mia formazione, rimane in soggezione, sia esso amico o avversario, politicamente parlando. Sanno che la strada che ho percorso, la scuola di partito, le esperienze e i viaggi, la profonda conoscenza di quel mondo vissuto dall’interno, mi da una capacità di leggere meccanismi e dinamiche più profonda di quella del collega che viene da un praticantato squisitamente giornalistico. Detto questo, ho notato che i politici più bravi, proprio per questo motivo, sono sempre i primi a voler prender parte alle mie trasmissioni: ad iniziare dal talk show che da cinque anni conduco su LaC Tv, il mio Pubblica Piazza».