Cinque tra torrenti e fossi segnano un superamento dei parametri stabiliti dalla legge: è quanto emerge dal dossier “Fiuminforma” di Legambiente presentato nei giorni scorsi
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Una scia giallastra in mare ha allarmati i residenti di Vibo Marina e Bivona domenica scorsa. Mare sporco? No, secondo le analisi di Arpacal che ha accertato come si sia trattato di polline di pinaceae. Il respiro di sollievo però dura poco, se si guardano con attenzione i risultati dell’indagine effettuata da Legambiente e presentati nei giorni scorsi. Il dossier ha esaminato i parametri microbiologici (escherichia coli ed enterococchi intestinali) di alcuni corsi d’acqua del Vibonese attraverso 11 punti di prelievo nei comuni di Pizzo, Vibo Valentia, Briatico, Zambrone, Parghelia, Joppolo e Nicotera. Le criticità riscontrate sono riferibili non solo ai comuni in cui è avvenuto il prelievo ma anche ai comuni dell’entroterra collocati lungo il corso dei torrenti o fiumi. I dati più significativi, che segnano un superamento dei limiti di legge, riguardano in particolare i prelievi effettuati nei torrenti La Grazia e La Morte, Fosso Bevilacqua, Rivo Zinzolo, Fosso La Badessa.
Corsi d’acqua che trasportano tutte le sostanze inquinanti, che originano dall’entroterra per giungere al mare. Le cause dell’inquinamento sono ormai note. Dal malfunzionamento o sottodimensionamento di alcuni depuratori, alla carenza nel collettamento fognario e di scarichi abusivi. Ne abbiamo parlato nella puntata di oggi di Dentro la Notizia, su LaC Tv.
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Un’occasione importante, la presentazione del dossier “Fiuminforma” di Legambiente, per affrontare il grande tema della depurazione, ma anche altre criticità come la presenza di vere e proprie discariche piccole e grandi lungo i fiumi, con rifiuti come le plastiche che, oltre a pregiudicare i corsi d’acqua, la flora e la fauna, finiscono in mare, invadono le spiagge ed inquinano l’ambiente creando problemi gravissimi per gli ecosistemi marini e per la salute umana. Ed ancora taglio indiscriminato di alberi, ostruzioni e sbarramenti artificiali dei corsi d’acqua, abusivismo edilizio che concorrono a creare forti situazioni di rischio, anche sotto il profilo idrogeologico destinati ad aumentare in connessione all’ incremento degli eventi meteorologici estremi effetto della crisi climatica.
In Calabria, secondo i dati raccolti nelle ultime cinque edizioni del “Rapporto Ecomafia” di Legambiente, sono stati accertati circa 14mila reati contro l’ambiente: un dato che colloca la regione al quarto posto della classifica nazionale, dopo Campania, Sicilia e Puglia, a conferma delle strette correlazioni che esistono tra l’aggressione criminale all’ambiente e gli interessi delle mafie, dal ciclo illegale dei rifiuti a quello del cemento. Vibo Valentia, come indice di illegalità ambientale per km2 di territorio, è stata dal 2017 al 2022 la seconda provincia della Calabria, con 0,95 reati accertati dalle forze dell’ordine, preceduta solo da quella di Reggio Calabria, con 1 reato ambientale per ogni km2 di territorio.