Il successo azzurro e di Occhiuto potrebbe essere il preludio della fine della stagione dell’antipolitica. Il Carroccio perde 4 punti percentuali e oltre 30mila voti. Qualcosa nella gestione Spirlì non ha funzionato
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In queste elezioni ci sono sostanzialmente due notizie che emergono con forza, una negativa e una positiva. La negativa: il crollo della partecipazione popolare al voto. In Calabria, per la terza volta, alle elezioni regionali, i due terzi dei calabresi sono rimasti a casa. La notizia positiva, invece, è quella dell’arretramento delle posizioni populiste e sovraniste. Non solo quelle tradizionali collocate a destra ma anche il populismo antipolitico che alberga in una certa sinistra e finanche in un pezzo di Pd.
Il successo di Roberto Occhiuto e quello delle liste di Forza Italia, è un segnale sul quale tutte le forze politiche dovrebbero riflettere, forse, l’opinione pubblica, comincia ad essere stufa dell’antipolitica, del populismo rosso e nero, del sovranismo spinto. Il dato di FdI, Lega e M5S e il mancato sfondamento della sinistra antagonista confermano questa tendenza. La politica delle scorciatoie utilizzate negli ultimi anni da alcune forze politiche, che hanno costruito le loro fortune elettorali soffiando sul disagio sociale e sventolando la bandiera del qualunquismo cominciano in qualche modo ad avere il fiato corto. L’arretramento di Lega e FdI, molto probabilmente, è stato determinato da posizioni di questo tipo.
Vaccini e green pass l’esempio più eclatante. Atteggiamenti per certi versi incomprensibili e che hanno impaurito l’elettorato moderato del centrodestra rivelandosi un boomerang per il leader di FdI e Lega. La posizione ambigua verso le frange più violente del movimento no vax, per esempio, è stata un cattivo investimento elettorale, per entrambi i partiti. Il resto lo hanno fatto gli errori macroscopici nella selezione dei candidati soprattutto nelle grandi città.
Occhiuto, la politica e le difficoltà della Lega
Il centrodestra si afferma in Calabria su altri presupposti, esprimendo una guida politica chiara e con l’affermazione altrettanto chiara di FI. Vince il capogruppo del partito più leale del centrodestra verso il governo Draghi. Sarà un caso? I calabresi, in sostanza, hanno scritto in maniera chiara che bisogna ritornare alla politica. Occhiuto vince sia numericamente che politicamente. Il dato elettorale dà a forza Italia quasi il 30% e, contemporaneamente, ridimensiona sia FdI che La lega, pur mantenendo gli stessi seggi. Il partito di Salvini arretra elettoralmente rispetto a gennaio del 2020.
La Lega alle elezioni del 26 gennaio 2020 aveva incassato 95.400 voti pari al 12,25% e a 4 seggi al consiglio regionale, oggi sembra che si fermi all’8,3%, totalizzando 63.450 voti e bruciando in meno di due anni oltre 30mila voti, piazzandosi a qualche decimale dietro FdI. Ma se Atene piange Sparta non ride. FdI, infatti, nella competizione precedente aveva totalizzato 84.507 pari al 10,85%, oggi scavalca la lega ma lascia sul terreno quasi 20mila voti considerato che totalizza poco più che 66 mila voti pari all’8,7%. Numeri chiari che indicano una tendenza, in qualche modo umiliando le ambizioni della Meloni e di Salvini nella nostra regione. La lista Forza Azzurri, costola di Forza Italia si piazza al quarto posto ma a pochissimi decimali da Lega e Fdi.
Anche la straripante affermazione elettorale di Gianluca Gallo nella lista berlusconiana conferma il ragionamento di cui sopra e la voglia di politica e di politici dall’approccio equilibrato. Gianluca Gallo era assessore della giunta Santelli, in molti erano convinti che se la compianta presidente della regione non fosse venuta meno, pensasse a lui come vice al posto di Spirlì. Gallo ha lavorato in silenzio, gestendo con equilibrio risorse di un assessorato strategico. I risultati elettorali hanno premiato il suo metodo. La Lega, a questo punto, dovrà prendere atto che nella gestione presidenziale di Nino Spirlì, invece, qualcosa non ha funzionato. Evidentemente, i calabresi non hanno apprezzato certi toni. Certe asprezze verbali, alcune polemiche sterili del presidente ff hanno finito per nuocere alla Lega invece che rafforzarla.
E l’impegno di Salvini in prima persona sul territorio calabrese non è bastato a recuperare il gap prodotto dall’ex presidente ff. Spirlì è stato presidente ff leghista per un anno e, a differenza di suoi colleghi di giunta, sul piano elettorale, invece di capitalizzare questa opportunità ha frenato consenso verso la lega. La Lega arretra, infatti, arretra di oltre quattro punti percentuali. L’esempio plastico di questa frana, è rappresentato dal dato elettorale nella provincia di Reggio Calabria. Il candidato sostenuto da Spirlì, dal sindaco di Taurianova e da quasi tutto l’amministrazione comunale, Stefano Princi, non è stato eletto, su di lui ha avuto la meglio Giuseppe Gelardi di Sant'Eufemia d'Aspromonte che nelle precedenti regionali era candidato con l’Udc, il quale ha conquistato 4.900 preferenze. Uno schiaffo in casa per Nino Spirlì. Il dato elettorale e i relativi segnali dal territorio, dovrebbe spingere la Lega ad una seria riflessione, soprattutto in relazione al ruolo futuro ex presidente ff della regione Calabria.
E, in particolare, cominciare a selezionare gli uomini sui quali puntare per radicare il carroccio nel territorio calabrese. Partendo da alcune semplici domande: è ancora valido e adeguato il tandem Occhiuto-Spirlì? È ancora ipotizzabile che la Lega tenga lontana gli eletti dall’impegno in giunta regionale? A queste domande, la Lega dovrà rispondere rapidamente, altrimenti il rischio di essere travolta definitivamente è dietro l’angolo. E non basteranno i tatticismi interni di Salvini per impedire la catastrofe.
Termina una stagione politica?
Dalla Calabria, ma anche dal paese, tiepidamente sta risalendo la voglia di una politica ragionata e meno di pancia. C’è voglia di politica tradizionale. Di politici di professione. L’elettorato sia di destra che di sinistra, infatti comincia ad essere stanco di pseudo esponenti della società civile “bla bla bla”, di professionisti prestati alla politica “bla bla bla”. Di professori e professoresse che si atteggiano a primi della classe e poi politicamente si dimostrano dei dilettanti allo sbaraglio. Sarebbe il caso che la politica la smettesse di scimmiottare l’antipolitica (vizio allocato prevalentemente a sinistra).
Ci sarebbe d’augurarsi, soprattutto alle latitudini del Pd, che le alleanze con il M5S siano utilizzate per mettere in campo schieramenti progressisti che si occupino di battaglie sociali ed economiche sul territorio, delle condizioni delle periferie che, soprattutto nelle grandi aree urbane, hanno disertato in massa le urne, del disagio popolare ad ogni latitudine nazionale, della casa, della sanità e dei servizi. Sarebbe ora di finirla con la politica che considera se stessa una cosa sporca, imbroglio, cricca, consorteria, al punto da non presentare più candidati politici. In Calabria, il Pd, per esempio, dopo l’errore Callipo, ha ritenuto di perseverare con la Bruni, perpetuando questa idea di disprezzo della politica. Paradossalmente, l’elezione di Roberto Occhiuto alla presidenza della regione Calabria, fa a pezzi questa visione della politica che disprezza se stessa.
Forse, partendo da questo risultato di Occhiuto, è arrivato il momento che si possa mettere fine definitivamente alla stagione dell’antipolitica, ponendo fine, una volta per tutte, a quel sentimento suicida imposto da un certo ceto politico-mediatico, che ha ucciso i partiti producendo la disaffezione alla partecipazione che elezione dopo elezione, sta spingendo la maggioranza degli italiani a disertare le urne. È questa la vera emergenza che la classe politica ha di fronte, e per contrastarla sarà necessario avviare una seria riflessione trasversale per porvi rimedio e, allo stesso tempo, mettere in campo della buona politica, della buona amministrazione, ripartendo dalle cose concrete, dai bisogni delle persone e dei territori.