La compagine amaranto non ha sfigurato contro la Gioiese, dimostrando qualità e prospettive alte per il campionato. Le parole dell'allenatore degli amaranto
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Domenica di calcio e di festa allo stadio Giovanni Paolo II di Rosarno, teatro del primo Trofeo della Piana che ha visto di fronte Virtus Rosarno e Gioiese. Più che per il risultato finale o per il trofeo, questo era un match per testare la condizione fisico/atletica di entrambe le squadre. Al termine dei novanta minuti il risultato era di 0-0 e dunque ci sono voluti i calci di rigore per sentenziare una vincitrice e, dopo una serie infinita, a trionfare è stata la Virtus Rosarno. Una squadra, quella amaranto, che innanzitutto non ha risentito della differenza di categoria anzi, ha mostrato ottime cose in campo e soprattutto una tenuta non irrilevante.
Margini di miglioramento immensi
A tal proposito non può che essere soddisfatto mister Ferraro, pur consapevole che si può ancora migliorare: «Fermo restando che chiaramente il calcio di agosto lascia il tempo che trova, ho comunque visto buoni segnali considerando i soli dieci allenamenti fatti, ma questo come vale per noi vale anche per la Gioiese. La squadra, oltre ad aver dimostrato la qualità che sapevamo di avere, ha anche confermato la predisposizione a fare determinate cose». E ancora: «Credo che i margini di miglioramento siano immensi. Il direttore Varrà ha messo insieme tanti ottimi giocatori di qualità, ma prima dobbiamo diventare squadra e questa è la strada giusta poiché il campo ha dato buone indicazioni».
Trovare l'assemblamento nella testa
Insomma, non ci voleva la sfera di cristallo per capire che la Virtus Rosarno fosse una corazzata ma, per metterla definitivamente in moto, occorre trovare la giusta quadra: «Come allenatore - continua Ferraro - posso dire che cercherò di realizzare ciò che la società vuole. Quanto al problema dell'assemblamento, esso deriva innanzitutto dalle teste poiché la psiche è la cosa più complicata nel calcio. Certamente è più semplice mettere insieme giocatori di qualità, ma è fondamentale anteporre il noi all'io».