Domenico Bolignano e la Viola. Un binomio inossidabile, inscindibile. Una carriera per il coach reggino praticamente tutta colorata di nero-arancio, compresa quella stagione che, ormai, è alle porte. Domenica a Reggio arriva Avellino, si inaugura il campionato di Serie B 2021/2022. Proprio in occasione della prima giornata di campionato, il coach si è raccontato in esclusiva ai nostri microfoni

Coach, partiamo dal presente. O, forse, per meglio dire dal futuro: il campionato è alle porte, come vi state preparando? Il campionato parte questa settimana, non vediamo l’ora. Sarà una stagione, fra virgolette, regolare rispetto all’ultima. Abbiamo tanto entusiasmo, voglia di lottare, sfruttando anche il fattore campo, già dalla prima giornata. La squadra è quasi da un mese e mezzo che si prepara. Tante cose positive le abbiamo riscontrate anche nelle amichevoli, che abbiamo fatto per avere la possibilità di giocare insieme, aldilà dei risultati. Stiamo bene fisicamente, veniamo da due giorni e mezzo di stop, affrontando la classica settimana tipo pre-gara.

Una Viola con un legame col passato ma anche con tanti volti nuovi. Quest’anno la squadra è nuova per otto decimi. Ci vorrà molto tempo per trovare l’amalgama giusta, non è semplice mettere in campo otto volti nuovi. Però da questo punto di vista, abbiamo due giocatori importanti come capitan Barrile e Yande Fall che proveranno a fare di tutto e già lo stanno facendo per tirare dietro gli altri.

So che gli allenatori non amano parlare dei singoli, ma c’è qualcuno in questa Viola che più le scalda il cuore? È difficile, sopratutto in questo momento in cui proviamo a fare squadra. L’individualità viene messa da parte. È ovvio che ci sono dei giocatori che hanno delle caratteristiche, fra virgolette, offensive, che spesso colpiscono giustamente maggiormente il pubblico. A volte si tende magari a tralasciare il giocatore efficace, il giocatore trash, le cui statistiche non parlano, quelli che stanno lì a lottare per trasformare i palloni “spazzatura” in cose positive. Ne cito alcuni, Durante, Bajic, Ingrosso ma lo stesso Fall, elementi di esperienza, che dovranno dare un grande apporto alla squadra.

Un giocatore che l’ha sorpresa a livello cestistico? Al momento, no. La maggior parte di loro li conoscevo, con qualcuno avevo già lavorato in passato, quest’estate ho avuto la possibilità di prendere qualcuno che già conoscevo. Forse gli under, che conoscevo un po’ meno. 

L’anno scorso è arrivata al playout la salvezza, quest’anno quale obiettivo vi siete posti? Continuare a creare entusiasmo in questa città, anche in virtù del ritorno del pubblico nel contesto di un campionato nazionale. Vorremmo fare meglio dell’anno scorso, ma c’è sempre da fare i conti con un livello che si è alzato. Saranno trenta partite vere, rispetto all’anno scorso in cui con alcune squadre abbiamo giocato solo una gara. Sarà lungo e ostico, per cui mi aspetto anche una crescita dei miei giocatori, un po’ come l’anno scorso, in cui aldilà del giocare il playout abbiamo perso diverse partite per un pugno di punti, risultando la quarta miglior difesa del campionato. Dobbiamo far gruppo, far quadrato, il prima possibile, magari sfruttando anche la prima giornata casalinga. Consapevoli che con Avellino sarà dura, non sarà la squadra con cui abbiamo vinto il playout: hanno acquistato il titolo, costruito una buona squadra, investito tanto. 

In riva allo Stretto è tornata una leggenda: Sandro Santoro. Che ne pensa? Sandro non ha bisogno di presentazioni, è un personaggio importante della pallacanestro nazionale. Sicuramente il suo arrivo non può che arricchire le risorse della società, facendo fare un ulteriore passo in avanti nell’ottica di strutturazione del club. 

Un piccolo sguardo al passato: la salvezza nella stagione 16/17 in A2 è ancora una delle più incredibili della storia neroarancio, ci racconta un aneddoto di quel campionato? Sicuramente per importanza del campionato è stata una bellissima esperienza. È stato un riscatto della sconfitta in finale con Agrigento nell’anno della Serie B. L’aneddoto è di quando la squadra si è stretta, ormai priva di ogni alibi, decidendo di guadagnarsi quella vittoria, quella salvezza. Puntammo tutto su gara-1. Ricordo la gara di Treviglio, la prima da subentrato: qualcuno fece una faccia strana quando gli annunciai che doveva giocare da 5. Era Augustin Fabi. Fu una scelta obbligata, fra infortuni e situazione falli. Da lì si ebbe la consapevolezza di poter condurre la nave in porto, la salvezza a Reggio.

Cosa cambierebbe Domenico Bolignano nella carriera di Domenico Bolignano. Forse cambierei il fatto di rinunciare a fare alcune esperienze fuori casa quando c’era la possibilità. Ho scelto di rimanere qui, nella mia città, cercando di dare un apporto alla crescita del movimento cittadino e soprattutto della Viola, in cui ho lavorato per gran parte della mia vita.

In chiusura: ci regali il sogno nel cassetto di Domenico Bolignano. L’avevo già da ragazzino: poter sedermi e trionfare il più possibile con questo club. Gran parte delle volte questo cassetto è stato aperto. Chiaramente il sogno di un allenatore è quello di vincere il più possibile, di arrivare al livello più alto possibile. È ovvio che se lo si fa nella propria città, in cui si è cresciuti, bene. Se non ci sarà la possibilità sicuramente il sogno nel cassetto sarà di arrivare più in alto possibile, in categorie superiori rispetto a questa.