VIDEO | Il direttore generale e il direttore sportivo, entrambi dimissionari, in una lunga conferenza stampa danno la propria versione dopo il pesante attacco del patron
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«Al presidente Pippo Caffo va dato atto di aver messo parecchi fondi in questi anni: altrove, senza uno come lui, tanti club sono spariti dopo poco tempo. Ma con quella conferenza stampa è andato davvero oltre e non lo meritavamo, sia come persone, sia per quello che abbiamo fatto e che abbiamo voluto illustrare per difenderci da accuse ingenerose». Antonello Gagliardi e Francesco Ramondino, pesantemente chiamati in causa dal patron rossoblù, hanno dato la loro versione dei fatti, in merito a una serie di situazioni venutesi a creare nel corso della stagione e che hanno portato alla lacerazione di un rapporto che si pensava potesse essere duraturo e foriero di successi.
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Diversi gli aspetti chiariti dagli ex dirigenti rossoblù, a cominciare dal budget per arrivare alle passività, fino alla spiegazione in merito agli acquisti di Favetta e di Terranova, tanto contestati dal patron rossoblù. Gagliardi ha dichiarato di aver portato in società un introito complessivo di 547 mila euro, fra i quali la famosa sponsorizzazione di Bandecchi da 100 mila euro, che tanto ha fatto discutere per via del fatto che il presidente non era stato coinvolto. L’ex dg ha ridimensionato anche il capitolo relativo al disavanzo che, a suo dire «non è di 400mila euro, perché a questa cifra vanno sottratti 204 mila euro attinenti a pagamenti arretrati delle precedenti gestioni». Quindi il disavanzo annuale «è di 195 mila euro». Considerando che «il 2022 è stato chiuso a -531 mila euro e il 2023 a -412mila euro, allora il -195mila euro di cui sopra non mi sembra un disastro se paragonato ai numeri degli anni precedenti». E sulle cifre Ramondino ha aggiunto che il costo netto del parco calciatori è stato «considerando la cessione di Convitto, di 460mila euro».
Il “caso Terranova” e il bonifico del presidente
Caffo, fra le cose abbastanza pesanti riferite in merito all’operato di Gagliardi, ha dichiarato di non aver saputo nulla in merito all’acquisto di Terranova e alla cifra. Ecco la versione di Gagliardi e di Ramondino: «Io ho firmato la procura a chi ne cura gli interessi, ma lui, Caffo, ha poi fatto il relativo bonifico al procuratore (con tanto di carta mostrata ai cronisti, ndr). Mi dispiace – sostiene l’ex dg – che il presidente dica che non ne sapesse nulla». E qui Ramondino e Gagliardi spiegano dove è nata la necessità di portare a compimento la trattativa per prendere un rinforzo: «Il 5 novembre, dopo aver vinto la partita con l’Igea Virtus, ci siamo ritrovati a -3 dal Trapani e, assieme al mister, abbiamo detto al presidente di provare a vincere il campionato, rinforzando la squadra. Ci ha risposto di no». Al che Ramondino ha ribattuto che con una serie di uscite, avrebbe potuto racimolare la cifra per prendere un attaccante di valore. «Anche in questo caso – dicono entrambi - il presidente ha risposto negativamente. Allora – aggiunge Gagliardi - dissi a Caffo che mi sarei impegnato a trovare io nuove risorse. Mi rispose che non era d’accordo e aggiunse “però fate come volete” e quindi ecco l’acquisto di Terranova». E sul centravanti Ramondino spiega: «È un grande calciatore che purtroppo non ha reso per quanto sperato. Al netto ci è costato 45mila euro di ingaggio. Il biennale lo abbiamo fatto firmare perché nel frattempo si erano fatti avanti Trapani e Altamura. Il secondo anno ci sarebbe costato 75mila euro, ma siccome lui e il procuratore sono delle persone perbene, se fossi rimasto, avremmo discusso tranquillamente e valutato una riduzione dell’ingaggio o anche una rescissione». E comunque «per me – spiega Ramondino – queste non sono cifre assurde per un calciatore di questo valore».
Il “caso Favetta”
Altro argomento di discussione, l’acquisto del centravanti ex Siracusa, a detta del presidente a cifre insostenibili per la Vibonese ed elevate per la categoria. Gagliardi racconta: «Non era d’accordo, Caffo, nel prenderlo e lo confermo. Ho fatto una forzatura e lui mi ha detto di fare quel che ritenevamo opportuno per la squadra. E in quel momento era opportuno prendere un attaccante, dopo la cessione di Convitto, anche perché da un lato mister Buscè era pronto a dimettersi, in quanto gli avevamo garantito un rinforzo. E dall’altro lato che segnale avremmo dato alla squadra, se non avessimo preso un nuovo calciatore di peso e valore? Avremmo di fatto detto a tutti che la Vibonese alzava bandiera bianca». Su Favetta ecco Ramondino: «Non mi sembra sia un giocatore rotto: ha giocato 14 gare su 18. Ha vinto tre campionati, segnando molti gol». Piuttosto «è stato il presidente a chiamare a destra e a manca per chiedere informazioni sul giocatore e gli è stato detto che era un giocatore rotto». E sull’ingaggio aggiunge: «Aveva offerte da 40mila/45mila euro. Abbiamo chiuso a 35 con alcune clausole che alla fine portano il costo a 42. Non mi sembra una cosa insostenibile alla luce del valore del calciatore». È il biennale a Favetta ad aver fatto arrabbiare ulteriormente Caffo. In merito Ramondino chiarisce: «Se fossi rimasto, avrei trovato tranquillamente una soluzione. Anche qui parliamo di un calciatore perbene e di un procuratore con il quale si può parlare». È importante per il ds «avere buoni rapporti con tutti». Quindi la conclusione: «Ho sempre e soltanto lavorato per il bene della Vibonese e certi rilievi sono stati ingenerosi verso la mia persona e anche infondati».