L'allenatore giallorosso, che ha partecipato a "11 in campo" la trasmissione condotta da Maurizio Insardà, ha parlato anche del Cosenza: «Per me rimane una squadra di buon livello, ma contro di noi troppe aspettative»
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Il Catanzaro vola ad alta quota in serie B avendo raggiunto il Palermo in quinta posizione (49 punti entrambe) che però precede i giallorossi grazie a una differenza reti migliore, ma poco conta. I playoff, a 8 giornate dalla fine della stagione regolare, sono praticamente messi in cassaforte e se per i giallorossi dovessero arrivare buoni risultati nelle partite che mancano si potrebbe realizzare qualcosa che definire straordinario sarebbe poco perché sono solo 8 i punti che separano le Aquile dalla seconda posizione che vale la promozione diretta. Se c’è un artefice di tutto ciò, quello è con certezza Vincenzo Vivarini, colui che, da quando è arrivato nel capoluogo calabrese, ha praticamente fatto solo bene. «Ho sempre ragionato sul portare avanti un progetto tecnico e tattico ben preciso per poi cercare di creare una squadra che ha le possibilità e le qualità per svolgere ciò – ha affermato l’allenatore del Catanzaro durante la trasmissione calcistica di LaC "11 in Campo" -. Noi abbiamo sempre avuto le idee ben chiare, siamo andati a cercare dei giocatori che fossero in grado di portare avanti quel pensiero. Ho sempre predicato un calcio propositivo, giocare con dei principi che ti permettono di dominare le partite».
19 marzo | Catanzaro in Serie B, a un anno dalla promozione le Aquile continuano a volare alto
«In Serie B c’è uno sbilancio clamoroso di budget ma con le nostre qualità – ha continuato Vivarini -, in linea di massima, siamo riusciti a fare belle figura più o meno con tutti. Ma il passato è passato, cerchiamo e speriamo di riuscire a farci valere soprattutto nelle prossime partite».
Il mister poi interviene in merito ai piccoli periodi di crisi vissuti durante la stagione: «Sapevamo sin dall’inizio che sarebbe stato impossibile riproporre quanto fatto lo scorso anno. Eravamo mentalmente già consapevoli che ci sarebbero state sconfitte e problemi. Il lavoro che facciamo è sempre rivolto al miglioramento della squadra e a quello che deve fare in campo. Quest’anno c’è stata da parte nostra un’evoluzione tattica esponenziale, partita dopo partita abbiamo dovuto sopperire a delle carenze tattiche che avevamo. Ogni sconfitta ci ha fatto crescere perché noi le abbiamo sfruttate per migliorare».
Poi ritorna sul suo modo di fare calcio: «Io non sono un’integralista, mi adatto sempre alle difficoltà che trovo e soprattutto ai giocatori che ho a disposizione cercando però di proporre quel progetto tattico provando a migliorarlo. In Italia la filosofia del calcio è differente».
Infine anche un passaggio sui rivali di sempre del Cosenza contro i quali è risuscito, all’andata e al ritorno, a vincere nettamente: «Hanno delle individualità importanti. Sembra però che ci sia stata troppa pressione, troppe aspettative. Nelle partite che ho visto, oltre ai derby, mi è sembrata comunque una squadra propositiva sotto l’aspetto del gioco cercando di lavorare attraverso il possesso palla, ma forse per quanto riguarda prettamente la tattica soffriva. Concedevano magari un po’ troppo difensivamente. Ma per me rimane una squadra di buon livello».