Il patron dei giallorossi a ruota libera durante l’ultima puntata di “11 in Campo". Sulla gara persa in campionato: «L’arbitro doveva essere più severo, se ci fosse stata un’espulsione la partita avrebbe preso un’altra via»
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Un Floriano Noto sorridente ma allo stesso tempo provocatorio quello intervenuto durante la scorsa puntata del format calcistico di LaC “11 in Campo”. Il patron del Catanzaro, che continua a volare ad alta quota nel campionato di Serie B ma che viene dalla sconfitta maturata ad Ascoli, ha trattato diversi argomenti. «Non è stata una sconfitta traumatica – afferma il patron dell’Us -. Il campionato di Serie B è molto difficile, se si abbassa un po’ il livello d’attenzione si rischia grosso. Non è un caso che tutte le squadre di alta classifica abbiano sofferto durante lo scorso turno».
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Non è mancato un accenno alla prossima finestra di mercato: «Il direttore sportivo Magalini si incontrerà in settimana col mister. Dopo, credo che nel giro di una settimana dieci giorni, faremo un punto con tutta la società. Forse c’è qualcuno che vuole giocare di più e ha qualche “mal di pancia”, relativo, poi, perché sono tutti professionisti. Bombagi e Welbeck, che sono in esubero, andranno via sicuramente. Ma per la rosa effettiva non abbiamo ancora parlato».
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Ma le sue dichiarazioni hanno toccato la gestione della squadra in termini, principalmente, economici, partendo dai diritti tv che sono scesi rispetto alla scorsa stagione: «Si poteva fare meglio, sicuramento quando si va al ribasso dalle entrate che già gli anni passati c’erano, ridurre è in controtendenza con l’aumento di tutti i costi. Ma la questione non riguarda solo i diritti tv. Secondo me sono diverse le cose che andrebbero riviste. Ho visto i budget di alcune società virtuose, con questi costi esorbitanti vorrei poi vedere quanto sarà positivo o negativo il loro bilancio».
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Poi sulla riforma del settore giovanile che prevede di liberare i ragazzi a 16 anni: «Un colpo pesante per le società, specialmente di B. Noi, ad esempio, avevamo un progetto di realizzare un centro sportivo, ma ad oggi non so più quanto sia conveniente. La tendenza ora è acquistare e non farli crescere nel proprio settore. A questo punto, visto che a 16 anni dovranno sottoscrivere un vero e proprio contratto e possono andare dove vogliono, si può rendere libera, non obbligatoria, l’iscrizione del settori giovanili ai campionati, ma allo stesso tempo si andrebbero a perdere tanti posti di lavoro. Sicuramente è un limite, ho parlato con molti miei colleghi presidenti e siamo tutti un po’ agitati per questa cosa». Poi la provocazione: «Ci siamo sentiti con il presidente della Serie B Balata qualche settimana fa. Stiamo studiando qualche cosa o quantomeno portare una sorta di proposta-protesta. Non ho peli sulla lingua, con questa riforma si fa solo il gioco dei procuratori, rischiando di spendere molto di più. Insomma per chi dall’azienda calcio non vuole andarci a perdere, se ci vengono a mancare quell’entrate dai giovani che magari potremmo gestire per più tempo diventa molto più difficile fare quadrare le cose. Forse siamo stati poco attenti in fase di stesura della legge. Certo è che oggi non saprei come uscirne se non con una modifica agli articoli».
Noto poi torna sul suo straordinario Catanzaro che, dopo aver dominato lo scorso anno in Serie C, sta facendo bene anche in B. «Ad oggi è un campionato affascinante, dal canto nostro forse siamo stati un po’ fortunati nella scelta del mister, abbiamo trovato una persona molto seria. Se posso fare un appunto, non una critica, alle volte si va oltre alla etica da campo e gli arbitri dovrebbero comportarsi di conseguenza. Ho parlato con alcuni dei ragazzi a seguito della scorsa partita dove è accaduto di tutto e di più in campo. Sarebbe opportuno tutelare chi gioca a calcio e redarguire con le giuste sanzioni chi tira pugni, pestoni o minaccia. Forse è l’unico rammarico che ho in quanto con pene più severe, magari un’espulsione, la partita avrebbe preso un’altra via».
Infine un commento sulle date natalizie delle partite: «È vero che c’è la situazione televisiva, perché non si lavora e si va di più allo stadio. Il rovescio della medaglia è che questi ragazzi dovranno allenarsi anche il giorno di Natale. Ciò viene dalla cultura anglosassone, sicuramente meno cristiana della nostra. Il giorno di Natale, per me, si deve avere un momento di riflessione e stare con la famiglia. Magari giocare il 27 o il 28, invece che il 26 credo che non avrebbe cambiato molto».