Al fischietto nato a Campoligure ma trasferitosi durante la sua carriera in Calabria è stata anche intitolata la sala riunioni della sezione Aia di Catanzaro
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L’hashtag dice già tutto, perché è #AIA110eLode. Sì, perché l’associazione italiana arbitri è un’istituzione della federcalcio che garantisce la regolarità di tutti i campionati dalla Serie A ai tornei del Settore Giovanile e Scolastico dall’ormai lontano 1911. Un anniversario importante, dunque, che i vertici associativi hanno deciso di celebrare sul loro sito ufficiale e sulla rivista “L’arbitro”, omaggiando doverosamente gli uomini che hanno reso grande questa categoria. Fischietti e dirigenti che - malgrado gli improperi dei tifosi - sono entrati nella legenda dello sport più amato e popolare del mondo.
Chiaro il riferimento a gente del calibro di Lo Bello padre, Collina, Agnolin, Casarin, Rizzoli, Michelotti, Sbardella, Orlandini, Rosetti, Rocchi, Campanati, Gussoni, Pairetto, Lanese, Bergamo, Francescon, D’Agostini, Angonese e così via. Ma anche a quanti, pur non arrivati all’olimpo delle più prestigiose e impegnative direzioni nazionali e internazionali sul campo (o designazioni dietro a una scrivania), hanno comunque scritto la storia dell’Aia.
L'arbitro venuto dal Nord
È il caso, a Catanzaro, di un uomo venuto dal Nord, esattamente da Campoligure, ma trasferitosi in Calabria fin da giovane. A soli 28 anni in seguito alla vittoria del concorso da primario. Il suo nome è Ubaldo Grani, per generazioni di tesserati il “dottore Grani” o semplicemente “Dino” a seconda dei casi.
Una vita quasi da leggenda, la sua, durata poco meno di 100 anni (essendo nato nel 1920 e morto a causa delle conseguenze di un banale incidente stradale nel 2017) con un ingresso nell’Aia nei duri anni dell’immediato dopoguerra ovvero nel 1947 mentre coltivava anche la passione per la pallanuoto che seguiva con interesse.
La carriera di Grani
Poi l’approdo all’allora casp (la commissione in cui erano inquadrati gli arbitri della cosiddetta serie semi-professionistica) nel ’54, il successivo salto in C e le ‘chiamate’ a fungere da guardalinee (come si chiamava al tempo l’assistente) in cadetteria. Solo la prima parte, però, di una carriera straordinaria.
Perché è da dirigente che Grani si toglie, se possibile, soddisfazioni ancora maggiori, diventando il primo presidente del Cra Calabria dal 1972 al 1976 e soprattutto componente della commissione medica nazionale dell’Aia a partire dal ’76.
Il ricordo
Un organismo che peraltro lui contribuisce a formare e strutturare meglio. Senza contare la coincidenza della morte nel giorno del compimento dei 72 anni di tessera (un altro piccolo-grande record per lui) a l’intitolazione della sala riunioni della sezione Aia di Catanzaro “Antonio Gualtieri” durante una cerimonia svoltasi alla presenza del presidente dell’Aia dell’epoca Nicchi.