Il personaggio

Totò Logozzo, dai campi di provincia alla Serie A: «Sognavo Rivera, alla fine ci ho giocato contro per anni»

VIDEO | L’ex calciatore, originario di Gioiosa Jonica, ha raccontato il “suo calcio” e il rapporto speciale con il Bologna (di cui è stato anche capitano). E sul Catanzaro di Vivarini non ha dubbi: «Possono giocare ad alti livelli»

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di Tonino Raco
21 maggio 2024
19:05

Dai campi di provincia calabresi alla Serie A, dai primi calci ad un pallone nella sua Gioiosa Jonica fino a vestire da protagonista - tra gli anni ’70 e ’80 - le maglie di Ascoli, Verona, Sampdoria, Cagliari, Bologna, Catanzaro per citarne alcune. È la storia di Antonio Logozzo, per tutti Totò. 

Proprio il Bologna è la squadra con cui Logozzo, difensore arcigno nella marcatura e forte negli anticipi, ha collezionato il maggior numero di presenze (99), indossando anche la fascia da capitano e lasciando nel capoluogo emiliano un grande ricordo, oltre che un pezzo di cuore. Tant’è che oggi guarda con ammirazione e soddisfazione alla storica qualificazione alla prossima Champions League ottenuta dalla formazione rossoblù allenata da Thiago Motta. Proprio in questa occasione abbiamo deciso di incontrarlo per fare una chiacchierata con lui. Di seguito l’intervista.


126 in Serie A, 205 in Serie B, 105 in Serie C. La sua è stata sicuramente una carriera importante, ma qual è il ricordo più bello che ha del suo percorso da calciatore?
Guarda, di ricordi belli ci sono davvero tantissimi. Dovessi sceglierne uno in particolare ti direi l’esordio in Serie A quando ho fatto la mia prima partita ad Ascoli contro la Fiorentina e, per giunta, abbiamo anche vinto grazie ad un gol di Steno Gola. Aver raggiunto la massima serie per me è stata una soddisfazione immensa. Anche perché quando ero più giovanotto e giocavo nella Bovalinese o qua a Gioiosa, essendo sfegatato tifoso del Milan e amante di Gianni Rivera, spesso dicevo "caspita quand’è che potrò incontrare Gianni per salutarlo", e alla fine ci ho giocato contro per tanti anni. Quella credo sia la soddisfazione più grande.

Ha condiviso il campo con tanti giocatori importanti, chi l’ha impressionata maggiormente?
Non vorrei risultare presuntuoso ma credo che quello in cui ho giocato sia il vero calcio, un calcio in cui c’erano tanti campioni. Poi, se vai a guardare le formazioni di oggi è altissimo il numero di giocatori stranieri, mentre all’epoca eravamo quasi tutti italiani. Mi vengono in mente Pulici, Graziani, Bettega, Palanca, Muraro, Simonini, Montenegro, giocatori davvero eccellenti come anche Antognoni, Pirazzini, Toschi, Novellino. La cosa bella è che sono tutti dei cari amici con cui ancora oggi, a distanza di tanti anni, ci sentiamo perché il rapporto è rimasto buono, anche se in campo ci si menava.

L’attaccante che più di tutti l’ha messa in difficoltà?
Credo sia stato Pulici. Lo marcavo per 90 minuti con una grinta, con una determinazione incredibile, poi mi distraevo un attimo e mi faceva gol. Aveva delle giocate incredibili, era un gran giocatore. È un peccato che ciò che ha fatto con il Torino non sia riuscito a farlo in Nazionale, però lui, Pruzzo, Graziani e Bettega erano giocatori veramente di un altro livello.

Che rapporto è stato il suo con il Bologna?
Guarda a parlare del Bologna rischio che mi vengano le lacrime. Sono stato a Bologna, ho una figlia che è nata lì e mi è davvero dispiaciuto, e mi dispiace tuttora, dopo 40 anni, di aver fatto solamente 99 presenze. Non sono arrivato alla centesima perché il mister Pace alla fine mi ha chiamato dicendomi che avrebbe fatto giocare un altro calciatore per l’ultima partita e non me. Allora io, essendo un buono, ho accettato questa decisione del mister. Però è stato veramente un rapporto bellissimo.

Cosa ne pensa di questo grande traguardo appena raggiunto dal Bologna?
Ho visto che stanno festeggiando da una settimana, è una cosa molto bella. A Bologna devono dire grazie ai giocatori, a Thiago Motta, ma io credo che l’artefice maggiore di questa rinascita del Bologna sia Giovanni Sartori (responsabile dell'area tecnica del Bologna ndr). È un grande, lo dico anche perché lo conosco molto bene avendo giocato con lui due anni alla Sampdoria. Ha fatto grande il Chievo, ha fatto grande l’Atalanta e sta facendo grande il Bologna.

Come pensa che affronterà la squadra la prossima stagione e la Champions League?
Io credo che oramai il Bologna sia una squadra da tenere in considerazione. Non è più una squadra da metà classifica o da salvezza alle ultime giornate. Il Bologna è una squadra che sicuramente andrà a lottare nuovamente per le prime piazze della Serie A.

Lei ha giocato anche nel Catanzaro, il Catanzaro sta per affrontare una partita importante e cioè la semifinale playoff di Serie B con la Cremonese. Che ne pensa del percorso che sta facendo la squadra di Vivarini?
Credo abbia fatto una grande cosa. È un allenatore che va per la maggiore in Serie B e ha dimostrato tanto. Sinceramente faccio il tifo per il Catanzaro, anche da calabrese credo sia una cosa corretta e giusta. Ha una squadra forte da affrontare che è la Cremonese, ma io mi auguro che quelli lì davanti, Iemmello, Biasci e gli altri, possano dare fastidio e fare gol. Ce la possiamo fare. Io credo che il Catanzaro possa stare in Serie A.

Ultima domanda Totò, vedendo il calcio di oggi e ripensando a quello che era quando scendeva in campo lei, che differenze trova?
Dal di fuori trovo tante differenze. Oggi credo sia essenzialmente un business. Ricordo che noi eravamo completamente concentrati sulla prossima partita già due giorni prima, oggi secondo me ci sono troppe distrazioni per questi calciatori. Credo siano diversi anche gli affetti. Come dicevo, sono amico con giocatori con cui magari non ci ho neanche giocato, ma con cui ancora oggi ci sentiamo giornalmente, anche solo per un saluto.

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