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Catanzaro-Leicester andata e ritorno. E non è un filo così tenue o un azzardo campanilista. Perché Claudio Ranieri quel 1974 se lo ricorda davvero bene. La maglia giallo-rossa sul petto e tanti compagni di squadra di un certo calibro. Tipo: uno come Palanca che segnava da calcio d’angolo chi se lo scorda? Si può essere nati anche negli ’80 o nel 2000, ma quel nome lo avrai sentito spesso ad ogni parabola a giro da posizioni improbabili. Ad allenare quei “ragazzi terribili” c’era Gianni Di Marzio, mentre al “Ceravolo” c’era tutta una città. Era il 1974 e forse quei tempi non torneranno più.
Così, in un giorno qualunque, passate le esperienze su panchine importanti come quelle di Juve, Roma e Inter, Claudio Ranieri si ritrova con una nuova sfida in un campo qualunque. Leicester è in Inghilterra da ieri sera: ma prima chi lo conosceva? Poca gloria, 100 anni e passa di storia e mai un titolo. Figurarsi se può avvenire adesso, specie dopo una promozione sudata e con un coach chiamato “l’eterno secondo”. Già, ma anche se arrivi secondo – per una squadretta come i “Foxes” – meriti gli onori della cronaca e della gloria.
E se poi, per puro caso, ti ritrovi ad essere primo in Premier League? Dietro di te “mica bau bau micio micio”. Manchester United e City, Arsenal, Chelsea, Liverpool, Tottenham e pure il Southampton dell’altro “casalingo” Graziano Pellè. Tutti ad inseguire l’eterno secondo che per una volta è primo. Già questa è una favola. E già va raccontata. Giornali, tv, internet. I tabloid inglesi con la loro cattiva simpatia british non ti credono. I bookmakers ti danno 1 a 5000. L’ex capitano del Leicester, lo sconosciuto Lineker, twitta sicuro: “Se Ranieri vince vado in onda in mutande”.
Attenzioni, comunque la si vede. E poi c’è quella domanda da un milione di dollari: “A chi somiglia il suo Leicester”. E Ranieri sicuro come le mutande di Lineker risponde secco: “Il mio Leicester ricorda il Catanzaro di Di Marzio, quello di Palanca, Silipo e gli altri. Capisco non sia un grande esempio, meglio Guardiola. Ma quella era una squadra come questa, un gruppo di amici che viveva insieme”.
Così, in un giorno qualunque, un allenatore qualunque, di una squadra qualunque diventa la storia del calcio moderno. Passando da Catanzaro. Capisci perché allora quel filo non è poi così tenue?