Intervenuto in esclusiva ai microfoni di LaC News24, l’esterno difensivo ha evidenziato le difficoltà di questo inizio stagione confermando, però, l’obiettivo finale: «Dobbiamo andare il Serie C». Sullo sfondo il derby in casa rossoblù: «Consapevoli della forza della nostra squadra»
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Antonio Porcino è uno dei giocatori più esperti della Reggina: originario di Reggio Calabria, è tornato in terra natìa dopo cinque anni di assenza. Vanta un lungo trascorso in Lega Pro, categoria nella quale ha militato per larga parte della sua carriera. Catania, Reggio Emilia e Catanzaro sono solo alcune delle sue ex squadre. Per lui anche qualche presenza in Serie B, agli inizi con la Reggina e poi con un’altra maglia amaranto: quella del Livorno. Con noi ha affrontato diverse questioni: la delusione dei tifosi, la pressione che mette addosso la maglia di una squadra storica come la Reggina e il prossimo big match contro la Vibonese – fondamentale per capire se questa Reggina ha davvero le carte in regola per restare in altissima quota.
Non si può dire che la stagione della Reggina sia stata fin qui fallimentare – 21 punti in 11 partite e primo posto lontano due punti, anche se la Vibonese ha una partita da recuperare. Eppure i tifosi non sono felicissimi delle prestazioni, ritenute a volte insufficienti rispetto al valore della squadra e allo status di molti giocatori. Secondo te, che sei uno dei più esperti, qual è lo step da fare per conquistare il cuore della vostra tifoseria? Dove potete e dovete migliorare? «Capiamo l’insoddisfazione della gente perché ci si aspettava un anno da primo posto immediato, da dominio totale. Le annate, però, sono così e il calcio non si può prevedere. Tutto sommato siamo a due punti dal primo posto e questo è un segnale chiaro che la squadra è molto forte: se non ci stiamo esprimendo al massimo ma siamo comunque lì, vuol dire che le qualità sono importanti. Abbiamo tanta esperienza per capire come gestire questi momenti e penso che alla lunga verremo fuori: l’obiettivo non è dominare il campionato ma andare in Serie C».
Che aria tira all’interno dello spogliatoio? C’è unione tra grandi e piccoli? «All’interno dello spogliatoio siamo tutti uniti per lo stesso obiettivo. C’è consapevolezza dei propri mezzi e sapevamo che, se avessimo perso o pareggiato una partita, sarebbe stata una catastrofe. Chi ha esperienza lo sa e cerca di aiutare chi ne ha di meno, anche se i giovani ci stanno dando una grande mano. Bisogna capire che siamo tutti sulla stessa barca, ma noi siamo più che uniti».
Tu sei tornato a Reggio Calabria dopo cinque anni lo scorso novembre. Cosa è cambiato e cosa è rimasto uguale? La Reggina tornerà ai fasti di un tempo? «Rispetto a quando sono partito, è cambiato che la squadra era in C e lottava per andare in Serie B. C’era sicuramente più organizzazione e si erano costruite delle basi importanti. Ora siamo ripartiti da zero ma la società è solida e sta dimostrando impegno sotto tanti punti di vista. Faremo di tutto per riportare la Reggina dove merita».
Arriviamo alla partita di domenica, che poi è un big match e partita forse spartiacque per la stagione delle due squadre. Voi avete già perso contro Siracusa e Scafatese, perdere anche contro la Vibonese sarebbe una grande delusione e potrebbe alimentare ulteriori malumori. Come si prepara una partita del genere? «Andiamo ad affrontare la capolista, una squadra che gioca benissimo e senza pressioni. Noi siamo consapevoli di ciò che siamo e affronteremo la partita con umiltà. La Vibonese è forse la squadra più in forma di queste ultime partite, ma noi andiamo lì per vincere perché siamo la Reggina e siamo consapevoli della forza della nostra squadra».
Un nome di un compagno over e di uno under su cui punti tantissimo per il prosieguo della stagione? «Il primo nome è sicuramente Nino Barillà, nostro capitano e punto di riferimento all’interno dello spogliatoio. Per quanto riguarda gli under, dico Forciniti – che mi ha sorpreso molto anche se avevo già intuito le sue qualità, peccato per la squalifica ma sono normali errori di gioventù e lui è molto dispiaciuto – e poi Marcel Perri, che è forse il giocatore tecnicamente più forte della rosa ma deve fare quello step in più a livello mentale. Se lo fa, diventerà giocatore vero».