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Metti un calabrese in rossonero, un giocatore comasco ma dal cognome che riporta alla terra nostra ed una, si mormora, cena a base di sua maestà il peperoncino ed ecco spiegata la rinascita del Milan. Gennaro Gattuso, Patrick Cutrone ed il “viagra” di casa nostra. Tre elementi legati da un filo che sa di Calabria e che è tornato a far infiammare il diavolo rossonero. Da Verona alla Lazio. Dalla trasferta sotto il balcone di Romeo e Giulietta alla Scala del calcio. Dai fischi agli applausi. Al di là dei risultati. Che oggi come mai sorridono al Ringhio nazionale. Paziente ad aspettare i suoi. Bravo a ridare stimoli ad una squadra che sembrava aver già buttato i remi in acqua.
Quello visto contro la Lazio è un Milan specchio del suo allenatore. Il calabrese di Monza e Brianza che ci mette il cuore. In tutto. Aiutato dalla fortuna e dalle intuizioni. Come quella che ha blindato Patrick Cutrone a Milanello. L’uomo che ha dato il là al successo sugli uomini di Simone Inzaghi. E poco importa della mano furbetta dell’attaccante classe ’98. “Gol è se l’arbitro convalida” parafrasando lo storico Boskov. Lui che di palloni in fondo al sacco quest’anno ne ha infilati tre in campionato ed altri sette tra coppa Italia ed Europa League. Tutti pesantissimi.
Ci aveva visto lungo Peppe Ursino che in estate ha cercato in tutti i modi di portarlo a Crotone. “Un Cutrone a Crotone”. Si sarebbero scritti fiumi di parole anche solo per ripetere la filastrocca. Il Milan lo ha tenuto. Gennaro Gattuso lo ha tolto dal mercato e ributtato nella mischia dal primo minuto. Storia di Calabria, calabresi e possibili conterranei. Il tutto accompagnato da una cena piccante che sembra aver riacceso le fiamme in casa rossonera.