L’utilizzo obbligatorio degli under in Serie D è un tema spesso dibattuto, specialmente da chi, orientato verso l’esperienza e l’immediatezza necessaria per il salto di categoria, non ripone fiducia nel potenziale dei più giovani. Tuttavia, spesso si sottovalutano le qualità che i giovani calciatori portano in campo: freschezza, entusiasmo e una notevole capacità di crescita, che in Serie D possono essere forgiati solo tramite esperienze dirette e vere.

Nel campionato in corso, la Reggina ha affrontato discussioni e indecisioni sul ruolo degli under, soprattutto nella prima parte della stagione. Mister Pergolizzi ha variato frequentemente le formazioni, suscitando dubbi sulla continuità dei ragazzi. Un esempio emblematico della situazione iniziale riguarda il giovane Lazar, che si alternava spesso con Martinez, creando confusione e incertezze nelle prestazioni della squadra. Questa rotazione ha coinvolto anche Giuliodori e Vesprini, impiegati in ruoli non sempre ottimali, con una continua alternanza che ha penalizzato la stabilità delle prestazioni.

Con l’arrivo di mister Trocini, però, la situazione è cambiata radicalmente. Il tecnico ha saputo dare certezze ai giovani, offrendo loro un modulo stabile che ha permesso di esaltare le loro qualità. Dopo l’infortunio di Lazar, un’opportunità si è spalancata per Lagonigro, che, come un diamante grezzo, ha trovato il suo posto tra i titolari. Cresciuto nel vivaio della Reggina, il giovane portiere ha preso il suo posto con fermezza, trasformandosi in una muraglia di sicurezza per la difesa amaranto. Quello che sembrava un passaggio casuale si è rivelato un trampolino di lancio per la sua crescita. Lagonigro ha affrontato ogni partita con la calma di chi ha tutto da guadagnare, ma senza la pressione del riflettore. Gradualmente, è diventato una certezza tra i pali, una roccia su cui la squadra ha potuto fare affidamento.

Con 14 presenze da titolare, ha scritto il suo nome nella storia della stagione, dimostrando che la qualità e la tenacia possono trasformare i sogni in realtà.

Cham, classe, 2005, ha continuato il suo cammino di crescita, consolidato già nella scorsa stagione, confermando di essere un difensore difficile da sostituire. La sua affidabilità e la capacità di adattarsi a ogni situazione lo hanno reso un pilastro della difesa. Nonostante la giovane età, è riuscito a guadagnarsi il ruolo di punto di riferimento del reparto, con 16 presenze da titolare che ne hanno certificato l’impatto costante e decisivo. La sua presenza in campo ha dato sicurezza alla retroguardia amaranto, diventando una delle chiavi per la solidità difensiva della squadra.

Anche Giuliodori, classe 2004, ha mostrato un’evoluzione positiva sotto la guida di Trocini. La sua crescita si è riflessa in prestazioni sempre più solide, confermando la fiducia che il tecnico ha riposto in lui. Nel nuovo modulo, dopo essere stato schierato con piena fiducia nel ruolo di terzino destro, ha mostrato grande qualità nelle discese offensive e una solida prestazione in difesa. Discorso simile per Vesprini, classe 2006, che quando chiamato in causa ha saputo sostituire egregiamente il terzino argentino, dimostrando grande maturità e adattabilità. La sua prestazione contro il Paternò è un chiaro esempio di come, nonostante la giovane età, sia pronto a rispondere alle esigenze della squadra con sicurezza.

Un altro giovane che ha fatto parlare di sé è Ndoye (2006), che ha risposto presente con prestazioni sorprendenti e assist decisivi per i compagni. La sua capacità di emergere nei momenti cruciali è diventata una risorsa preziosa per la squadra.

Forciniti, classe 2006, fino all’infortunio, ha saputo esprimere continuità di rendimento con prestazioni di alta qualità, segnando anche un gol importante contro il Paternò nella gara di andata.