La Reggina è stata esclusa dal prossimo campionato di Serie B. Aggiungeremmo per adesso, ma i due gradi di giudizio fin qui hanno dato una linea che impone al popolo amaranto di guardare in faccia la realtà. Ma andiamo con ordine.

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Sul ring da mesi

Piaccia o meno, la bocciatura al secondo round con la Covisoc era annunciata. Non tanto per le sensazioni: quando parliamo di round, alludiamo proprio all'aspetto pugilistico di una vicenda che parte a febbraio. La Reggina, da qualche mese, continua a fare a cazzotti con le istituzioni del calcio, nelle aule dei tribunali e a mezzo stampa. Gli amaranto hanno scelto una legge di stato, con pieno diritto. Ma è evidente come questa linea - fra lo stralcio dei debiti e pagamenti dei contributi bloccati - apra nell'ordinamento federale uno squarcio giuridico importante. In breve, per la Figc, se tutti facessero quello che ha fatto la Reggina, sarebbe il collasso.

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Il problema è che, ancor prima che la Reggina intraprendesse legalmente quella via, Federazione e Ministero dello Sport dovevano parlarsi, invece di riscrivere norme e rilasciare dichiarazioni al vetriolo sull'equa competizione a fatti compiuti. I buoi sono scappati dalla stalla, ormai, e sebbene Gravina ostenti sicurezza, sa benissimo di rischiare grosso.

Campo neutro

Sì, perché sebbene il trionfo della Figc in casa propria fosse annunciato - la Covisoc è un organo federale - quella in campo neutro è una partita tutta da giocare. In primis perché al Coni, a oggi, si andrà dopo la sentenza di appello sul concordato. In buona sostanza, la Reggina attende il secondo grado di giudizio sull'omologa ottenuta meno di un mese fa. Se fosse confermata, nei fatti, la ragione per la quale la Figc ha fatto sapere di aver fatto fuori la Reggina cadrebbe. Come un pugile colpito da un gancio ben assestato.

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Casinò

In tutto questo mare di nozioni giuridiche, continuano a esserci delle domande che vorremmo, comunque, porgere a Felice Saladini. Perché se è vero che la Figc in questa vicenda non è certamente immune da criticità e perplessità, è anche vero che la Reggina è stata trattata come fosse una qualunque fiche al casinò. E sappiamo bene tutti che un bene come la società amaranto non è e non sarà mai del singolo, ma di una collettività che vive per lei, come hanno dimostrato i bagni di folla, in giro per l'Italia, durante l'anno. Una fiche, ci sentiamo di dire, giocata anche con quel velo di presunzione che non ha certamente aiutato a distendere i rapporti con i signori che governano il calcio. Che, forse, con un atteggiamento meno borioso e arrogante, una mano avrebbero potuto anche darla alla Reggina, così come fatto con il Lecco e con la Sampdoria.

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Piano B

Nel mentre, una riflessione ulteriore deve essere posta. Mentre tutti i tifosi, e fanno bene, pensano al Collegio di Garanzia e al Tar, è giusto pensare a un piano B. Perché è vero che esistono ancora tre importanti gradi di giudizio, ma è anche vero che se le cose andassero male, il calcio a Reggio Calabria rischierebbe di rimanere fermo per un anno. È dunque compito di quelle Istituzioni, che tanto amano parlare e sottolineare i propri impegni nei momenti di crisi, provvedere per non farsi trovare impreparate se le cose dovessero andare male. Sarebbe già pesantissimo pensare a una ripartenza dalla Serie D, figurarsi pensare a una ripartenza inesistente.