«In bilico, tra santi e falsi dei, sorretto da un'insensata voglia di equilibrio e resto qui sul filo di un rasoio». Cantavano così, nel 2005, i Negramaro nel loro singolo "Estate". Una strofa, quella con cui si apre la celebre canzone del gruppo salentino, che combacia alla perfezione con quello che stanno vivendo i tifosi della Reggina. Un mese da incubo: per la stampa sportiva, costretta a divincolarsi fra norme giuridiche, federali e tributarie; per la tifoseria, stanca e sfiduciata, costretta a incrociare ogni arto, nell'estrema speranza che la Covisoc non bocci la domanda d'iscrizione degli amaranto.

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Una sofferenza che, come abbiamo sottolineato, poteva essere evitata: bastava pagare 757mila euro, evitando le ire della Figc, ed essere sicuri di partecipare alla prossima Serie B insieme alla Sampdoria, al Palermo, al Catanzaro e al Cosenza. E invece no: si è scelta la via più rischiosa. Perché sì, le tempistiche dettate dal Tribunale aprono all'ipotesi di pagare entro il 12 luglio, ma il buon senso avrebbe consigliato di evitare di aprire un nuovo fronte nella guerra fredda - e mica tanto - con la federazione. A luglio dell'anno scorso, per dire, Marcello Cardona aveva detto che la Reggina si sarebbe iscritta a novembre. L'avremmo gradito, ma ora Marcello Cardona non è più alla Reggina: si è dimesso, come tutti o quasi.

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Basta falsi dei

In ogni caso, è inutile rimarcare questo concetto. Così come eviteremo di ripetere tutte le perplessità che ci si porta dietro riguardo la gestione dell'ultimo mese di Felice Saladini: magari, per una volta, la proprietà attuale sceglierà di parlare apertamente con tutta la stampa, un domani. Evitando di andare a rilasciare l'esclusiva alla testata nazionale di turno.

A prescindere da come possa finire, comunque, quello che ci si augura, e qui si entra in un discorso che esula dall'imprenditore di Lamezia Terme, è che si giunga davvero al termine di questa storia piena di ombre e che si possa cambiare, a Reggio Calabria, una mentalità che nell'ultimo lustro è stata malsana. Da Luca Gallo a Felice Saladini, passando per chi potrà venire dopo: è ora di finirla con gli dei, che puntualmente si rivelano falsi. Chiunque sia il proprietario o Presidente. Chiunque indossi quel vessillo, dal domani calcistico che verrà, dovrà rispettarlo, ma rispettarlo davvero.

Basta con i deferimenti, con le partite a rischio causa prati spelacchiati, con le figure barbine in ambito nazionale. Basta con i proclami mediatici davanti per poi, dietro, presentare troppi scheletri nell'armadio. Basta coi piani triennali che si disperdono in undici mesi, basta coi galletti sui portachiavi, basta - concedetelo - con gli attacchi continui a chi prova ad argomentare dei leciti dubbi, che poi finiscono per risultare affatto campati in aria.

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A chiunque verrà domani chiediamo una trasparenza reale, ma soprattutto di evitare che il nome di Reggio Calabria e della Reggina siano sulla bocca del calcio italiano per tasse non pagate e debiti pregressi.

Solo pallone

Vorremmo solo parlare di pallone, in futuro. E se Reggio Calabria non dimostrerà di avere le potenzialità per fare la Serie B andrà bene anche una categoria in mano, a patto di non rischiare, ogni anno, l'onta dell'esclusione e delle penalizzazioni.

Nel frattempo, attendiamo. Attendiamo la Covisoc e, qualora andasse male, i ricorsi agli organi preposti. Se andasse male domani, si andrà in appello, poi al Coni, poi al Tar. La Reggina è convinta delle sue ragioni, nonostante Saladini (che scricchiola anche a Lamezia e in borsa) sia di nuovo trincerato in un silenzio tombale. E di cessione non v'è traccia. Qui, comunque, s'attende, esattamente come cantavano i Negramaro, sul filo di un rasoio.