Talento e ambizione. Alessandro Cortinovis è stato uno dei colpi più interessanti dell’estate di Massimo Taibi, bravo a strappare all’Atalanta, in prestito, il capitano della formazione Primavera. Con la Dea, con la fascia al braccio, sono arrivati due Scudetti e una Supercoppa di categoria.

L’avventura a Reggio Calabria è iniziata con sprazzi di grande calcio e voglia di creare anche un legame umano con la città, come testimoniato dalla frase pronunciata dopo il primo gol messo a segno fra i professionisti, come il 72 amaranto racconta in esclusiva al nostro network. 

«U primu u ziccai». Hai scelto il dialetto reggino per celebrare la tua prima marcatura fra i pro, segno che Reggio Calabria ti è entrata dentro. 

Sicuramente mi sono trovato subito bene, i tifosi mi hanno accolto benissimo. La frase era una scommessa con un giornalista di Reggina TV che mi aveva detto di dire questa frase al primo gol. È passato tanto tempo purtroppo, ma alla fine me lo sono ricordato. 

Un gol che profuma di liberazione, dopo tante occasioni in cui tra sfortuna e grandi parate dei portieri avversari l’appuntamento era stato rimandato.

Si, diciamo che è stato un mix. Anche io c’ho messo del mio, in alcune occasioni potevo fare meglio anche io. Col Frosinone all’andata ero convinto di averlo fatto, anche a Pisa. 

Arrivi a Reggio e trovi gente come Menez e sopratutto Denis, che ha fatto grandissime cose a Bergamo mentre tu ti trasformavi in un giocatore professionista. Che effetto ti ha fatto?

Per il Tanque è un discorso veramente a parte per un ragazzo come me di Bergamo. Quando giocavo nelle giovanili, era l’idolo indiscusso di Bergamo e dei tifosi atalantini. Quando torno in città tutti mi chiedono come va e poi di lui, tutti vogliono salutarlo. Menez invece è un giocatore di un’altra categoria, fa quasi strano allenarsi con lui. I primi giorni, sopratutto, vederlo in campo è incredibile.

Sei un talento di cui da anni si parla. Molti, anche per la capigliatura cospicua, hanno fatto paragoni fra te e un altro centrocampista molto capelluto passato in prestito dallo Stretto, Andrea Pirlo. Paragone pesante?

Pesato no, ma non è che mi piaccia troppo. È esagerato, stiamo parlando di uno dei più grandi centrocampisti della storia. Credo dipenda molto dai capelli e dal fatto che anche lui sia passato da Reggio Calabria.

Il periodo più buio della Reggina è alle spalle. Adesso i playoff sono fattibili, pensi che ci possiate arrivare?

Non si sa mai nel campionato di Serie B, non siamo ancora neanche salvi. Bisogna continuare così, come abbiamo fatto con mister Stellone. Una volta raggiunta la permanenza, magari si potrà pensare a qualcosa di più ma adesso ancora abbiamo la testa sulla salvezza.

Facciamo adesso un passo indietro: dodici anni a Zingonia, con la maglia nerazzurra dell’Atalanta, nel cuore del Nord Italia. Quando ti hanno proposta la Reggina non hai avuto paura di un cambiamento così radicale?

Si, sicuramente ha fatto un po’ strano, la proposta è arrivata una settimana prima della chiusura del mercato. Non è stato facile, sono sempre stato a casa, vivevo con i miei, avevo i miei amici vicino. È stato un cambiamento totale della mia vita, ma facendo il calciatore sapevo che questo momento sarebbe arrivato. Magari mi aspettavo più vicino, ma alla fine è andata benissimo così. Non potevo tirarmi indietro, la Reggina è un’opportunità importante per far vedere il mio valore.

Il giocatore a cui si ispira Alessandro Cortinovis?

Isco, specie quello di inizio carriera. Mezz’ala offensiva, di grande qualità. Se penso alla Serie A dico Luis Alberto e Calhanoglu. 

Due Scudetti, una Supercoppa, il primo centro al Granillo fra i grandi: qual è il momento più bello della tua giovane carriera?

Possiamo dire la rete al Vicenza. L’ho vissuto con dei tifosi veri, in Primavera qualcuno viene a vederti ma non è la stessa cosa. Sentire i tifosi che urlano il tuo nome è un’emozione diversa, un’atmosfera diversa.

E quello che vorresti dimenticare?

Ritorno sul gol mancato col Frosinone. A volte ci ripenso, sembrava dentro. Anche a Pisa, la parata di Nicolas. Mi sono sembrate due parate impossibili. 

E quello che vorresti vivere un domani, da grande?

Sicuramente mi piacerebbe giocare nell’Atalanta, è la mia città, sono cresciuto lì. Vedremo, però, dove mi porterà il mio futuro.

Chiosa finale. Il tuo futuro sarà probabilmente in Serie A, magari con la maglia dell’Atalanta. Ma se ti proponessero un altro anno, da protagonista e faro della Reggina, ci penseresti?

È da vedere, sicuramente non escludo nessuna porta. Vedremo quali proposte ci saranno in estate.