VIDEO | La Globo Padel Arena di Cittanova ha ospitato la presentazione del libro scritto dai due telecronisti Sky e che racconta storie e personaggi che negli anni hanno contribuito alla straordinaria crescita dello sport
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Dagli studi di Sky Sport allo studio di uno sport. Sì, perché per poterla descrivere e scriverne un libro quella disciplina che prende il nome di Padel bisogna conoscerla bene, viverla, giocarla.
Così Gianluigi Bagnulo e Dario Massara dopo anni di entusiasmanti narrazioni legate alla sfera calcistica fanno spazio a un nuovo mondo nel loro universo di passioni e iniziano a raccontare “lo sport del futuro” non solo in telecronaca, ma anche tra le pagine di PadelMania, edito da Cairo Editore e presentato alla Globo Padel Arena di Cittanova, il circolo indoor di Padel più grande della provincia di Reggio Calabria.
Tra divertenti letture del libro ed un match che ha visto coinvolti i due giornalisti, assieme ai soci fondatori e al maestro Zambrano del padel club, abbiamo colto l’occasione per fare quattro chiacchiere con entrambi. Ecco come si raccontano nella nostra intervista doppia:
Come e quando nasce la vostra passione per il padel?
Dario Massara:
«La prima partita è stata nel 2016 con tre amici, tutti e quattro non avevamo mai giocato a padel quindi non conoscevamo nemmeno le regole, infatti in campo ci improvvisavamo arbitri, ognuno diceva una cosa diversa, poi un po’ l’ho mollato e quando ho visto che i miei colleghi giocavano tanto mi sono riavvicinato ed ora da tre anni è scoppiata la passione che si è trasformata in mania».
Gianluigi Bagnulo:
«Nasce nel 2015 per un motivo abbastanza banale, dovevo mettermi in forma e il mio collega e amico Alessandro Lupi mi disse: ”Prova a giocare a padel”. Non giocava praticamente nessuno nel 2015 ma avevo la fortuna che Hugo Sconochini, campione olimpico, che faceva l’Eurolega con me in quel periodo, era maestro di padel a due passi da Sky. Quindi iniziai a fare lezioni con lui e chiaramente mi sono subito innamorato di questo sport. Poi è esplosa veramente la passione iniziando a fare le telecronache, le interviste, iniziando a conoscere i giocatori, lì ho cominciato a giocare molto più spesso rispetto a prima e adesso è parte importante della mia vita».
Parliamo di PadelMania, cosa vi ha spinto a scrivere un libro sul padel e sui suoi protagonisti?
Dario Massara:
«Questo è un libro edito da Cairo Editore e, Gianluca Di Marzio, che oltre ad essere un mio collega è uno dei miei più cari amici, dirige la collana sport e mi spingeva da tempo a scrivere un libro. Io gli spiegavo che fin quando non avessi avuto l’idea giusta non aveva senso forzare. Ho pensato che fosse il momento giusto per spingere su questo fenomeno del padel e quando la proposta è stata accettata ho deciso di coinvolgere Gianluigi, per tanti motivi, intanto perché è un carissimo amico, poi perché ha una splendida penna e se avrete la possibilità di leggere il libro lo scoprirete, e anche per condividere con lui una passione che è quella di scrivere oltre a quella di giocare e raccontare il padel in televisione, quindi nasce così e per fortuna è diventato un bel progetto da vivere insieme».
Gianluigi Bagnulo:
«Mi ha spinto a scrivere un libro sul padel il fatto che in ogni parte d’Italia sta crescendo questa passione, vedere le domande che arrivano in diretta quando noi facciamo le telecronache, rendermi conto che la gente è preparata adesso, è appassionata, vuole sapere, vuole conoscere di più e quindi da lì abbiamo pensato con Dario Massara che l’Italia fosse pronta per un libro sul padel fatto in maniera approfondita; perché comunque c’era stato qualcosa ma sempre in maniera un po’ superficiale, mentre noi volevamo raccontare le storie dei giocatori, la storia dello sport, gli sviluppi futuri e anche le storie dei giocatori italiani che molti non conoscono».
A un certo punto della vostra carriera vi siete trovati a confrontarvi con un nuovo tipo di telecronaca, che approccio è stato e c’è qualcuno a cui vi siete ispirati?
Dario Massara:
«No, ispirato no. È stato divertente passare dal calcio al padel, perché cominci a trattare temi diversi e soprattutto ti avvicini a storie di personaggi che non sono soltanto sportivi ma sono chiaramente anche uomini, infatti nel libro troverete tante storie di giocatori che non sono soltanto storie di sport ma sono proprio storie di vita. Quindi è divertente cercare anche fonti diverse, parlare con un ambiente completamente nuovo e avere un’accessibilità totale da parte dei giocatori perché nel calcio difficilmente vai in uno stadio e parli con Messi e Cristiano Ronaldo, nel padel almeno fino ad ora per fortuna riesci ad andare in un palazzetto piuttosto che in un circolo e parlare con Galán, con Belasteguin, con Coello perché la loro accessibilità è praticamente totale».
Gianluigi Bagnulo:
«Ispirato per le telecronache di padel no, per il semplice fatto che siamo stati un pò dei padri fondatori in Italia, perché nessuno faceva telecronache di padel nel 2019 quando Sky ha iniziato e il nostro stile di telecronaca è molto diverso rispetto a quella spagnola che è un play by play costante molto urlato, noi cerchiamo di gestire meglio i ritmi emozionali della telecronaca perché abbiamo una cultura tennistica che fa sì che durante il punto tendenzialmente devi stare in silenzio per far sentire il rumore della pallina, il fascino di quel rumore, oppure i giocatori che si danno le indicazioni; quindi siamo partiti da una base di tennis ma poi ci siamo resi conto che bisognava studiare tanto perché c’era un pubblico che guardava già il World Padel Tour sui canali ufficiali con le telecronache in spagnolo ed era, paradossalmente, più preparato di noi all’inizio. Allora ci siamo messi a studiare tantissimo e abbiamo trovato un nostro stile di fare telecronaca che è diverso da quello spagnolo e a me personalmente piace, spero che piaccia anche a casa, segue bene i momenti della partita lasciando certamente spazio ai silenzi e alle voci dei giocatori ma poi sale di tono nei momenti decisivi».
Oggi siamo alla Globo Padel Arena che è il circolo di padel indoor più grande della provincia di Reggio Calabria, la Calabria sta investendo tanto su questo sport, quali sono gli aspetti sui quali bisogna puntare maggiormente?
Dario Massara:
«Le academy per bambini solo quello che ci spinge come nazione ad aumentare il livello del nostro gioco, perché noi dobbiamo puntare sulla generazione che oggi inizia a giocare a padel e che domani avrà un background padelistico importante, perché oggi i giocatori del nostro Paese sono tutti fondamentalmente ex tennisti. Poi bisogna puntare soprattutto sulle strutture. La Globo Padel Arena ha investito e ha creato un punto non solo di gioco ma anche di ritrovo. Noi girando un po’ per l’Italia ci siamo resi conto di come le strutture di padel diventano strutture che possono accogliere non soltanto giocatori ma intere famiglie, perché giocano tantissime donne, giocano tanti bambini e quindi diventa uno sport veramente inclusivo al massimo».
Gianluigi Bagnulo:
«Io sono rimasto veramente stupito da quello che ho trovato qui. Questo è un club bellissimo innanzitutto, sono rimasto stupito dalla qualità dei campi, sono campi world padel tour veramente, l’erba sintetica è quella. Poi mi ha colpito l’organizzazione di questi ragazzi della Globo Padel Arena dalla passione che hanno, la scelta di prendere un maestro come Felipe Zambrano per far crescere i talenti sul posto. È questo il modo in cui si fa crescere il padel. Chi fa un progetto del genere e punta sul padel raccoglierà i frutti tra 4/5 anni perché io sono convinto che non è una moda, che non passerà, anzi che diventerà molto più di ciò che è oggi; quindi mi ha stupito in positivo la Calabria da questo punto di vista e spero che questo sport possa crescere ancora qui e sicuramente la Globo Padel Arena potrà avere un ruolo importante in questo».
Qual è secondo voi il pregio più grande di questo sport?
Dario Massara:
«È l’unico sport che si può fare senza saperlo fare. Non esiste un’altra disciplina sportiva in cui si entra in campo e senza aver mai svolto quello sport ci si riesce a divertire. Nel tennis, che è diciamo il parente più stretto del padel, se non hai mai provato probabilmente la pallina di là non la mandi mai. Nel padel invece quattro persone che entrano in un campo senza aver mai toccato una pala riescono a giocare e riescono a divertirsi e questo credo sia un unicum, il pregio più grande».
Gianluigi Bagnulo:
«Tutti possono giocare, tutti possono divertirsi, non serve un grosso background sportivo ma allo stesso tempo una volta che ci entri dentro, se hai la voglia di migliorare, puoi ottenere dei risultati subito fino a diventare competitivo. Quindi il pregio più grande è proprio il fatto che sia così inclusivo, che è il motivo per cui abbiamo deciso di rendere inclusive anche le telecronache: tutti possono giocare e di conseguenza tutti possono entrare in telecronaca con noi perché deve essere lo sport più accessibile di tutti».
Proviamo a fare un balzo temporale con l’immaginazione, magari di 5 anni, 2028: a che punto sarà arrivato il padel secondo voi?
Dario Massara:
«Fra 5 anni avremo la prova che non è una moda temporanea, che non è uno sport che si fa perché lo fanno gli ex calciatori e perché lo fa anche qualche vip, è uno sport che fanno tutti perché ci si diverte tantissimo. Fra 5 anni immagino che ci saranno molte strutture all’avanguardia e non ci saranno più province senza campi di padel, mentre oggi ancora in Italia se ne trovano. Quindi me lo immagino come lo sport con più appassionati e chissà magari anche con più giocatori in quel momento».
Gianluigi Bagnulo:
«La speranza di tutti è che arrivi alle Olimpiadi. Per arrivare alle Olimpiadi deve arrivare a svilupparsi in un Paese come l’America dove invece al momento è di moda il Pickleball, quindi serve ancora tempo però il punto su cui battiamo ogni volta che parliamo di padel in telecronaca e durante le presentazioni del libro è: non è una moda. “Lo sport del futuro è già qui” è la frase che abbiamo scelto in copertina perché vogliamo dire che ci siamo già dentro il futuro e bisogna interpretarlo come presente, ma la potenzialità nei prossimi anni è infinita e quindi credo che crescerà ancora tanto».