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Un anno e mezzo fa il terremoto provocato dall’inchiesta “Laqueo” che portò agli arresti anche l’ex calciatore di Reggina, Crotone e Parma, Francesco Modesto. L’accusa pesante di aver favorito alcuni clan del Cosentino con un vorticoso giro di usura in concorso con il genero, Luisiano Castiglia. Operazione partita dalle dichiarazioni di Roberto Calabrese Violetta, il pentito attorno al quale gira tutta l’inchiesta istruita dalla direzione distrettuale antimafia di Catanzaro.
Personaggio, tuttavia, che i legali dell’ex calciatore, oggi allenatore delle giovanili del Rende, riuscirono a dimostrare poco attendibile tanto, nel settembre dello scorso anno, da ottenere la scarcerazione di Modesto, dopo 16 giorni dietro le sbarre, per «mancanza di gravi indizi di colpevolezza».
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Un decisione, quella del Riesame, che ha portato a nuove indagini la cui chiusura è stata notificata nelle ultime ore. Tra le persone interessate dal provvedimento firmato da procuratore capo Nicola Gratteri, dal procuratore aggiunto Giovanni Bombardieri e dal sostituto procuratore Camillo Falvo, lo stesso Francesco Modesto che, per i magistrati della Dda, «a parziale estinzione del debito usuraio contratto con un imprenditore edile di Cosenza» avrebbe costretto lo stesso «ad eseguire lavorazioni edili presso l’abitazione» dell’ex esterno sinistro.
Modesto e gli altri indagati avranno adesso 20 giorni di tempo per dimostrare la loro estraneità ai fatti contestati. Il provvedimento di chiusura delle indagini è firmato firma del procuratore capo Nicola Gratteri, del procuratore aggiunto Giovanni Bombardieri e del sostituto procuratore Camillo Falvo.