Sono passati nove anni da quando Gigi Marulla ci ha lasciati, ma il ricordo del simbolo della Cosenza sportiva è ancora vivido nei cuori dei tifosi. Marulla, che incantò migliaia di appassionati nel memorabile pomeriggio di Pescara del 1991, è rimasto un esempio indimenticabile di ciò che un calciatore può rappresentare per la sua città. Anche se la sua città, in fondo, era di adozione.

Dalla sua carriera come attaccante, poi come capitano e infine come allenatore, Marulla ha dimostrato una dedizione totale alla causa rossoblù. La sua assenza ha lasciato un vuoto incolmabile, testimoniando la grandezza di un uomo che ha segnato profondamente la storia sportiva di Cosenza e il cuore dei suoi tifosi. Anche se Gigi non è più tra noi, chiudendo gli occhi è facile immaginarlo ancora impegnato con i bambini nella sua scuola calcio, o in una partita amatoriale, o ancora pronto a segnare il suo centesimo gol sotto la Curva Sud.

Con la maglia numero 9 sulle spalle, Marulla ha vissuto da gigante sul campo da calcio, nonostante la sua statura minuta. La sua figura ricorda quella di Davide contro Golia, capace di vincere le sfide più grandi. Anni fa, in un sondaggio su Cosenza Channel chiedemmo ai tifosi se fosse giusto ritirare il numero 9 in suo onore. La risposta di suo figlio Kevin, da ieri sera di nuovo team manager del club, fu chiara: era giusto che tutti i giovani potessero sognare di indossare quella maglia.

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Non vi furono dubbi sull'intitolazione dello stadio San Vito a Gigi Marulla, uomo della provvidenza per Cosenza. Momenti indimenticabili come l'eroica salvezza contro la Salernitana restano indelebili nella memoria collettiva.

Il 19 luglio, così come due giorni dopo per l'ultimo saluto, la città di Cosenza si fermò in un silenzio surreale, presto rotto dai cori degli ultrà e dalle parole di Padre Fedele. Persone di ogni età accorsero per rendere omaggio, sacrificando anche il lavoro per essere presenti. Un grande drappo con il numero nove, sventolato fiero, catturò l'attenzione di tutti. Perché le bandiere, come quella di Gigi Marulla, non moriranno mai.