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Indimenticato ed indimenticabile. Capitano di mille battaglie e bomber di razza. Uomo simbolo del Cosenza e dei tifosi rossoblu. Esattamente due anni fa se ne andava Gigi Marulla. Un infarto fulminate se l’è portato via il 19 luglio del 2015. Il malore nella sua casa di Cavinia, la corsa disperata in ospedale. La morte poco dopo l’arrivo nel nosocomio di Cetraro. Con lui se n’è andato un pezzo di storia importante, forse la più importante del club silano. Marulla è stato il top scorer di sempre in maglia rossoblu. A Cosenza ha giocato ben undici stagioni, tre in Serie C ed otto in Serie B, intervallate dalle esperienze con il Genova e l’Avellino. Primo giocatore tra i lupi per presenze (ben 330) e per gol realizzati (91 reti segnate in campionato).
Il “tamburino di Stilo” diventa re
Cosenza lo ha accolto giovane, lo ha ritrovato maturo e ne ha fatto un re. Marulla ha segnato e fatto sognare, ha giocato a calcio quando il pallone era ancora passione e genuinità. Quando gli stadi erano pieni davvero. La sua maglia numero 9 era un cimelio che i bambini di allora, oggi ragazzi e uomini, mostravano e mostrano con orgoglio.
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Uno di quegli attaccanti definiti "di categoria", ma che in Serie A non avrebbe sfigurato
La Serie A lo voleva, lo cercava: lui, però, ormai era del Cosenza. Anzi, era il Cosenza: "La città mi ha adottato - spiegò in un'intervista - e io mi sento cosentino. Ho scelto di restare col cuore e non mi pento di nulla".
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La carriera in panchina
E Marulla non si pentì neppure, attaccate le scarpette al chiodo, di ripartire da zero da allenatore e dai più piccoli, guidando la formazione Primavera del Cosenza. Per lui anche l’esperienza in prima squadra in Serie D. In suo onore oggi lo stadio "San Vito" si chiama "San Vito-Marulla". Un modo come un altro di tenere vivo il suo ricordo. Anche se a Cosenza, e un po’ in tutta la Calabria, nessuno si è dimenticato di Gigi Marulla. Ciao capitano. Oggi più di ieri.