L’Italia è nel pieno delle tredici regate per conquistare la possibilità di poter sfidare Emirates New Zealand nella finale di Coppa America, appuntamento clou della vela mondiale. Stiamo seguendo il grande obiettivo di Luna Rossa che si sta scontrando con gli inglesi di Ineos Britannia nella finale di Louis Vuitton Cup al momento in perfetta parità (3-3), con una regata annullata (poi recuperate) e perfino una randa rotta.

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L’equilibrio sembra potersi allungare fino alla tredicesima sfida a disposizione, d’altronde è la forza di questo sport di tradizioni secolari che, nello specifico vanta non a caso la più antica competizione sportiva internazionale per cui si gareggia nel ventunesimo secolo. Oggi, come in passato, questa Luna Rossa è in grado di giocarsi chance importanti sin dagli ottimi risultati ottenuti nelle regate preliminari (col secondo posto dietro New Zealand) e poi nei primi sei match race del girone di qualificazione.

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L’Italia a vela si scontra senza sindromi nei confronti con nazioni dalle tradizioni quasi improponibili, budget milionari ed incredibili tecnologie. E questa Vuitton non sta riproponendo meramente sfide tra Davide e Golia, anche perché il team italiano sta dimostrando, anche quando pareva incepparsi qualcosa, che la barca italiana è sempre forte. Come quando si è poi ripresa sia prima che dopo la semifinale (quando è stata autorevole nelle prime 4 uscite contro American Magic, come nel mettere a segno il punto del 5-3 dopo i tre punti di incertezza subiti) fino a recuperare dopo la randa rotta che pareva farle perdere due regate consecutive.

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In Calabria c’è chi ci può aiutare ad interpretare il fascino di questa competizione anche dal punto di vista tecnico, con tutte le mutazioni di utilizzo di mezzi e tecnologia, e ben dopo quel 1992, quando l'Italia entrò prepotentemente nella storia dell'America's Cup grazie a Il Moro di Venezia, imbarcazione voluta da Raul Gardini e condotta magistralmente da Paul Cayard, che conquistò la Louis Vuitton Cup per andarsi a giocare la finale poi persa. Il Club Velico di Crotone infatti, ha cercato, trovato e consolidato il centro del Mediterraneo, attraverso un decennio di International Carnival Race e, soprattutto un’attività di formazione continua di cui Alessandro Giungato, giovane istruttore federale di primo livello, è punta di diamante.

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Skipper Giungato, grazie per la disponibilità innanzitutto, oggi in questa competizione più vecchia di 170 anni, gareggiano monoscafi di categoria AC75, ma da quando furono introdotti i catamarani volanti, c’è sempre stato il parallelo tra auto in serie ed auto da Formula 1. È un raffronto credibile? Anche perché, a differenza delle barche del passato, a bordo degli attuali monoscafi foiling ci sono anche quattro ciclisti che, pedalando, alimentano i sistemi idraulici che permettono ai trimmer di regolare vele e albero.
«Assolutamente corretto, basti pensare che il responsabile del progetto concept degli AC75 è stato creato da Daniel Bernasconi, ingegnere altamente specializzato nello studio dell’aereodinamica. Daniel ha lavorato per ben sei anni come Team Leader della modellazione del veicolo per la McLaren Racing, ad oggi è Capo Design di Team New Zeland. Ecco quindi che il binomio è non solo credibile ma ormai essenziale e inscindibile. Diversi team di Coppa America collaborano con le scuderie F1: Alinghi con RedBull Racing, Ineos Team UK con Mercedes e anche Lune Rossa sembra che lavori a contatto con Ferrari. Di fatti, anche se con finalità opposte le sfide ingegneristiche sono le medesime. Dallo studio dell’aerodinamica dello scafo e la fluidodinamica sui foil senza dimenticare lo studio dei materiali innovativi passando anche per l’efficienza energetica di bordo».

A che livello si trova il movimento calabrese velistico e quanto è lontano/vicino dalle dinamiche sportive dell’America’s Cup?
«Lontanissimi ma vicini. Il Club Velico Crotone come la maggior parte dei circoli italiani si occupa della promozione sportiva di base. Il nostro scopo è quello di avvicinare e di far appassionare i bambini dai 6 anni in su allo sport della vela. E’ chiaro che le imbarcazioni che utilizziamo sono le classiche derive come Optimist e ILCA. E’ bello però ricordare il progetto “Next Generation: Foil Academy” nato dalla collaborazione tra la Federazione Italiana Vela e Luna Rossa Prada Pirelli. Un team di tecnici federali, insieme ad imbarcazioni foil di ultima generazione, ha viaggiato attraverso tutte le regioni d’Italia con lo scopo di far scoprire e approfondire il mondo foil ai ragazzi già attivi nelle attività Under 19. Dunque, anche i nostri atleti che competono nelle Classi ILCA e Optimist hanno avuto la possibilità di provare la velocità e l’adrenalina delle imbarcazioni volanti».

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Anche nella tua formazione personale sei arrivato a gare internazionali, con risultati eccezionali, attraverso Optimist e 420. Al di là delle velocità e delle tecnologie, quanto “poco” cambia l’interpretazione del vento e del mare nel disputare una gara tra i ragazzi ed i super skipper di Coppa America?
«È proprio qui il punto di contatto. L’interpretazione strategica del campo di regata e anche del vento con i suoi buoni e scarsi con zone di maggiore o minore pressione non cambia. Queste analisi, così come quelle tattiche sono affidate alla grandissima esperienza dei velisti presenti a bordo, solo per citarne alcuni del Team Luna Rossa: Francesco Bruni e James Spithill chiaramente due mostri sacri della vela mondiale».

Stiamo comprendendo, a maggior ragione oggi che sono sul tre a tre, le diversità tra Luna Rossa e Ineos Britannia che ha avuto anche un cammino diverso prima di sfidarci: dopo una prima parte di round robin alterno, dove si contendeva con American Magic il 2° posto, ha iniziato a volare nel mare di Barcellona; ha forse volutamente nascosto carte che si sta giocando, dopo la prima sconfitta con la nostra Luna Rossa?
«Queste barche sono un mondo nuovo per tutti, anche per gli stessi team e per l’equipaggio, i team continuano a sperimentare anche durante le regate, anche perché è l’unico momento di reale confronto che hanno con gli avverarsi. Già nelle barche “tradizionali” una regolazione settata anche con pochi millimetri di differenza può cambiare completamente l’assetto. Ancora di più sugli AC75 dove i carichi e le forze in gioco sono enormi».

Chi è Alessandro Giungato

Istruttore federale di primo livello. Inizia la sua attività sportiva nella classe Optimist per poi approdare in 420, dove cresce e si forma come velista partecipando anche a regate di rilievo internazionale. Dal 2012 inizia la sua esperienza con il Club Velico Crotone dedicandosi alla scuola vela, ai corsi d’altura ed all’organizzazione delle regate. Dal 2017 è membro del consiglio di amministrazione del circolo pitagorico.