Quella odierna è stata una giornata importante per quello che riguarda il futuro del calcio italiano e dei suoi club. È stato definito, infatti, il Manuale delle Licenze Nazionali per l’iscrizione ai campionati professionistici con l’indice di liquidità ammissivo che prevede il rispetto di un parametro, tra gli altri, del valore di 0,5 per la Lega di A (era 0,7 l'anno scorso e la Serie A chiedeva di abbassare a 0,4) e di 0,7 per Lega B e Lega Pro.

Cos'è l'indice di liquidità

Già dall'anno scorso, l'indice di liquidità (il patrimonio e al parametro ricavi/costo del lavoro allargato) rappresentava una condizione molto importante per ottenere il semaforo verde.

Introdotto nel 2015, l’indicatore di liquidità (AC/PC) viene utilizzato per determinare l’eventuale carenza finanziaria ed è calcolato attraverso il rapporto AC/PC tra le Attività Correnti (AC) e le Passività Correnti (PC). Volendo sintetizzare, l'indice dimostra lo stato di salute economico di una società e la sua capacità di rispettare i propri impegni finanziari a breve termine. Per quanto riguarda la Lega Serie A, come detto, è stato fissato un indice minimo di 0,5, con i club che hanno votato contro la sua imposizione e che ne chiedevano quantomeno l'abbassamento ad un valore di 0,4. La Lega B, invece, si è astenuta.

Le parole di Gravina

«Nel Consiglio federale di maggio – ha annunciato il presidente federale Gabriele Gravina incontrando i giornalisti – è mia intenzione completare il processo di aggiornamento delle nostre norme attraverso l’individuazione di una serie di indicatori completamente nuovi, che riguarderanno la stagione 2023/24 con una gradualità per i prossimi tre anni. Mi riferisco alla rivisitazione dell’indice di liquidità a salire e soprattutto al recepimento all’interno delle nostre NOIF di tutte le norme fissate dalla UEFA, ma calate nella nostra realtà, quindi un po’ più stringenti».

E riguardo all’opposizione della Lega di A, che avrebbe voluto un indice di liquidità allo 0,4, il numero uno della FIGC ha sottolineato: «Non è una questione di contrapposizione, il mio unico obiettivo è l’evoluzione del calcio italiano. Non possiamo dire cambiamo il calcio e poi fare di tutto per conservare lo ‘status quo’. Non è accettabile. Bisogna spingere al massimo sull’acceleratore per un percorso di riforme. Questa è la mia posizione politica e quella della maggior parte dei consiglieri federali».