La squadra cosentina si è recentemente aggiudicata il girone A del campionato di Prima Categoria. La soddisfazione dell'allenatore: «Siamo stati bravi a non mollare nei momenti di difficoltà»
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Nel nord della Calabria, tra le montagne e i profumi mediterranei, sorge un piccolo borgo chiamato Malvito. Con soli 1700 abitanti, questo angolo di terra ha dato vita a una storia straordinaria, un cammino calcistico che ha fatto battere forte il cuore di tutti. Le strade del paese si sono riempite di bandiere e la vita cittadina, nei bar, nelle case, nei luoghi che accoglieva gli abitanti del borgo, è diventata una partita di calcio.
La squadra locale, inserita nel girone A del campionato di Prima categoria calabrese, composta da giovani appassionati e veterani del pallone, ha compiuto un vero e proprio miracolo sportivo. Nonostante la mancanza di strutture all’avanguardia, su un campo di terra battuta dove, in inverno i colori gialloverdi sparivano per dare spazio a quelli del fango, i ragazzi del Malvito hanno regalato una particolare soddisfazione all’ambizioso sessantaquattrenne presidente Michele Maritato, gentiluomo di particolare caratura che ha trasmesso assopiti valori a tutti rigenerando l’orgoglio territoriale di appartenenza. Tutto nasce due anni fa, all’epoca campionato di Seconda categoria. Per una serie di eventi, mister Lucio Vaccaro sostituisce in corsa il collega Follone, cedendo alle lusinghe del presidente Maritato che ambiva alla Promozione nell’arco massimo di 4 anni.
Con il riscontro dei dati, scelta determinatasi più che propizia con l’immediato salto in Prima Categoria, e dopo la finale play off dello scorso campionato persa contro il Mirto Crosia, capitalizzando e correggendo gli errori del passato, ecco la vittoria del campionato 2023/2024: «Vincere in un paese di 1700 abitanti, beh sì, ha un sapore particolare – il pensiero espresso ai nostri microfoni da mister Lucio Vaccaro -. Credetemi, vincere nei paesi dove effettivamente prima non c'era una cultura calcistica, ha un gusto speciale».
Una rosa importante, atleti in organico che probabilmente erano un lusso per la categoria: «Dagli errori dell'anno scorso - ci dice Vaccaro -, abbiamo costruito una squadra per cercare di vincere il campionato. Eravamo già partiti con le idee ben chiare per quello che doveva essere il nostro campionato pur sapendo anche che tutte le ciambelle non sempre hanno il buco. Se non avessimo fatto il salto di categoria, anche dalla porta di servizio dei play off, sarebbe stato un fallimento senza attenuanti soprattutto per il discorso tecnico/economico».
Ad un certo punto del campionato la vostra diretta antagonista, il Rangers Corigliano, vantava un +7 in classifica. Come avete fatto a ritrovare la giusta serenità per compiere questa straordinaria rimonta?
«La società ha fatto quadrato intorno a me - afferma Vaccaro -, siamo stati bravi a non mollare, a dare il massimo continuando a lavorare a testa bassa nei momenti di difficoltà. La società ha creduto in me, in tutto, è importante che una società creda nel lavoro di un allenatore, senza limitazioni o paletti».
Tornando al campionato vinto, il Malvito chiude con 73 punti (media 2.71 a gara) aggiudicandosi la palma come miglior attacco (70) e miglior difesa (18) e con la soddisfazione di non aver mai subito sconfitte lontano dal proprio terreno di gioco.
Dopo la vittoria del campionato è già il momento di pensare al futuro e al prossimo torneo di Promozione. Il presidente Maritato le ha già chiesto di raggiungere qualche traguardo in particolare?
«È un presidente ambizioso. Dopo tre anni, che lavoro con lui, ho imparato che il presidente Maritato è molto esigente e a me piacciono queste persone perché poi è tutta una sorta di catena di montaggio. Se il presidente è esigente, lo sarà l’allenatore con i giocatori, lo sarà il tifoso con la squadra. Quando ci sono queste situazioni può succedere di tutto, sicuramente ma non proclamiamo un obiettivo preciso, diciamo che l’appetito viene mangiando. Sicuramente puntiamo a un campionato dignitoso perché le possibilità ci sono. Dopo le note corazzate come Altomonte, DB Rossoblù, Sersale e Trebisacce, ci saremo anche noi, pronti a confrontarci. Vedremo di riorganizzare l’organico tecnico, bisogna cambiare almeno sette/otto giocatori inserendo under di valore. Non ci dobbiamo fare prendere dai sentimenti e dal romanticismo perché è finita un’era e ne inizia un’altra».
E così, tra gli ulivi, le chiacchere al bar e la gioia speranzosa negli occhi dei tifosi, la storia di Malvito ci insegna che i sogni possono diventare realtà anche nei luoghi più piccoli, che la passione e la determinazione possono superare ogni ostacolo insegnando che nulla è impossibile quando si programma e si lavora con il cuore.