Il patron del Cavallo alato imputa la sconfitta alla cattiva gestione tattica dell’allenatore: «Chi comprende di aver sbagliato deve comportarsi di conseguenza»
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Il presidente del Locri Cesare Polifroni
Ora Cozza che farà? Polifroni ha fatto capire che non lo esonererà perché dopo un’autocritica è lo stesso tecnico a dover intendere il da farsi.
Questo è il periodo più “morbido” del presidente nel dopo Reggina-Locri, perché il resto delle dichiarazioni esprimono l’idea di una cattiva figura non imputabile ai ragazzi. Errori tattici concentrati nel secondo tempo, tali da annullare la splendida performance del primo, anche dal punto di vista del risultato. Il doppio vantaggio esterno è diventato ribaltone reggino perché Cozza non si è chiuso a dovere, non ha modificato l’assetto nelle retrovie.
Peggio ancora: «La colpa è dell’allenatore che ha fatto come i kamikaze, forse voleva vincere 4-0 al Granillo?», dichiara il presidente del Locri Cesare Polifroni ai microfoni di Stadioradio. Lo stesso solleva i ragazzi da ogni responsabilità, parla di figuraccia della società al cospetto dei tifosi e nelle vicende agonistiche sul campo.
«Vogliamo continuare così? Che continui pure, io non ho motivo di esonerare. Chi comprende di aver sbagliato deve comportarsi di conseguenza. Io non ho sbagliato e i ragazzi neppure. Il Locri è una grande squadra e il primo tempo è stato strepitoso».
Reggina con assenze importanti, Locri anch’esso ridotto e rivisitato, squadre competitive in un momento di ripresa morale ma con affanni fisici. L’anteprima lasciava aperto ogni risultato, con la Reggina pur sempre terza della classe. Poi sul campo scattava il tutto per tutto locrideo che durava solo un tempo.
Polifroni però non usa alibi e a fine gara indica come responsabile il tecnico, forse troppo coinvolto dal suo passato in amaranto, quello dello Stretto, e quindi poco lucido per capire che un risultato in vantaggio si difende. Anche Cozza adesso dovrà difendersi per offrire la sua versione dei fatti e, prima ancora, capire se vorrà ancora condividere quello spogliatoio del Macrì di Locri. Polifroni azzera già il clima tra le quattro mura: «Cosa dobbiamo dirci martedì?».