Un altro pomeriggio amaro per il Cosenza, un’altra occasione mancata. Chi sperava in una reazione d’orgoglio dopo la pesante sconfitta nel derby contro il Catanzaro è rimasto deluso. I rossoblù cadono sotto i colpi del Pisa, guidato da un Filippo Inzaghi ormai lanciato verso la Serie A, e vedono avvicinarsi pericolosamente il baratro della retrocessione.

La squadra del duo Tortelli-Belmonte si è presentata in campo con gli stessi limiti già emersi nella trasferta del “Ceravolo”: poca grinta, nessuna determinazione, zero cattiveria agonistica. Un copione già visto. Il Pisa, al contrario, ha saputo colpire nei momenti chiave, gestendo la gara con maturità e cinismo.
La svolta del match arriva al 42’, quando Martino rimedia il secondo giallo e viene espulso dall’arbitro Rutella di Enna. Sulla punizione seguente, Angori – in stile Del Piero – colpisce la traversa, ma la sfera rimbalza sulla schiena di Micai e finisce in rete. Tre a zero, partita chiusa, e “Marulla” in silenzio.

Eppure, il Cosenza aveva approcciato con qualche buona intenzione, provando a ripartire in contropiede. Florenzi, in posizione irregolare, si era presentato a tu per tu con Semper, illudendo il pubblico di casa. Poi il gol di Moreo al 23’, in mischia, ha aperto la strada agli ospiti. Al 30’ è arrivato il raddoppio firmato Touré, con una gran conclusione. In mezzo, l’espulsione di Sgarbi, colpevole di un intervento scomposto ai danni del portiere toscano.

La ripresa è stata pura accademia per i nerazzurri, che hanno amministrato senza affanni un Cosenza ormai spento. Girandola di sostituzioni e nessun sussulto né da parte del Cosenza né da parte del Pisa.

Cosenza, quale futuro societario?

Fuori dal campo, il clima resta teso. I pochi tifosi presenti sugli spalti hanno duramente contestato il presidente Eugenio Guarascio, reo – secondo la piazza – di non aver ceduto la società ad Alfredo Citrigno, imprenditore attivo nella sanità privata, che nei mesi scorsi aveva presentato due offerte concrete. Una frattura sempre più profonda tra la città e la proprietà, mentre sul campo i segnali di risalita restano assenti. Il tempo stringe, e la Serie C non è mai stata così vicina.