Castrovillari e il Castrovillari nella prossima stagione saranno ai nastri di partenza del campionato di Eccellenza calabrese, lasciano la Serie D dopo 6 stagioni consecutive di partecipazione in quello di Serie D.

Il giorno dopo è ancora tempo di riflessioni, in tanti cercano di individuare le fattezze del disastro. Eh sì, a Castrovillari oggi non è esagerato parlare di disastro, almeno per quanto nei commenti di sportivi e tifosi affidati ai vari social. La retrocessione dei rossoneri non è una normale retrocessione, a Castrovillari il triste epilogo fa più male che in altri piazze. Quella rossonera è speciale, palato fine che ha masticato per un po' il professionismo per poi aggirarsi nell’immediato confine con i dilettanti.

Passeggiando tra i vicoli della memoria, in verità la matricola rossonera “madre” si trasferì a Cosenza nell’estate 2003 (presidente Nino Di Dieco) allorquando la società della città dei Bruzi fu dichiarata dalla FIGC dapprima non idonea a partecipare a campionati professionistici e successivamente radiata. Il titolo rossonero servì il Cosenza per ripartire dalla Serie D mentre il Castrovillari, grazie alla bontà di Antonio Cosentino, all’epoca presidente della LND CR Calabria, venne ammesso ex novo nel Campionato di Promozione con una nuova e vergine matricola. La nuova società individuò Antonio Ioele come presidente e, dopo un primo anno di assestamento con Sandro Cipparrone allenatore (non fu facile interpretare la Promozione dopo anni di Serie D), nel secondo il Castrovillari vince il campionato e approda in Eccellenza, alla guida mister Conversinto Perrone.

Non si ferma la scalata e nell’annata seguente, 2005/2006, il nuovo approdo in Serie D vincendo i PlayOff nazionali, battendo nell’ultima gara la Sancataldese, in panchina Franco Viola, tecnico che ha lasciato tanti ricordi positivi.

Tra alti e bassi, il Castrovillari galleggia in Serie D sino alla stagione 2009/2010 quando torna in Eccellenza. Breve parentesi e nel campionato 2015/2016 riassapora solo per poco l’amata D retrocedendo ancora nella serie inferiore. Assestamento come di consuetudine e nella stagione 2017/2018, battendo l’Agropoli nella finale Playoff nazionali, ritorna in quella categoria che mestamente quest’anno abbandona.

Scorrendo le pagine dei social dedicati, non mancano commenti tristi senza però lesinare quelli polemici. Una realtà che per qualcuno non era difficile preventivare, una società nata con diverse figure per poi sparire lasciando a pochi (in verità 2 dirigenti costanti e 1 “part time”) l’incombenza di rappresentare il sodalizio. Non è azzardato forzare il termine “aeroporto” nell’applicarlo proprio al “M. Rende”, il passaggio di tanti passeggeri ha quasi trasformato un campo di calcio in una stazione di transito. Tra dirigenti, tecnici, preparatori atletici, direttori generali e sportivi, magazzinieri, giocatori, un moto continuo di arrivi e partenze. L’accusa, il dito puntato, il malumore è comprensibile, legittimo per chi ama i colori rossoneri. Si faccia però la giusta considerazione per qualcuno che sino all’ultimo ci ha creduto, sperato, lottato. Un fallimento è sempre figlio di diversi fattori, non ultimo quello organizzativo.

Dopo una giusta pausa facendo scorrere le ultime 2 gare, sarà necessario ricompattare società e ambiente per ridare linfa alla tradizione calcistica rossonera con anzianità ultracentenaria.