VIDEO | Lunga intervista all'esperto di diritto sportivo: «Il concordato per i debiti era ardito. Neanche il pagamento dei 757mila euro sarebbe bastato»
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«Neanche il pagamento dei 757mila euro avrebbe salvato la Reggina». Durante lo Speciale Calciomercato di LaC, l'avvocato Mattia Grassani, uno dei massimi esperti di diritto sportivo in Italia, è intervenuto ai nostri microfoni. Il legale ha detto la sua su quando accaduto alla Reggina, esclusa ufficialmente dal campionato di Serie B nella giornata di ieri, con la sentenza del Consiglio di Stato che ha posto la parola fine sull'avventura nei professionisti del sodalizio amaranto.
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Il parere sul concordato della Reggina
«Purtroppo, avendo lavorato a Reggio, innanzitutto devo esternare al popolo amaranto la mia vicinanza. Ho toccato passione e attaccamento, comprendo la profonda delusione di questi tifosi. Devo dire che siamo di fronte a una morte annunciata. Il percorso della Reggina è stato molto ardito. L'all-in effettuato avrebbe potuto anche comportare un rovescio della medaglia, un piano B. Se non ti riesce di ottenere la forzatura del sistema sportivo, ovvero far si che le norme statali prevalessero su quelle calcistiche, il traguardo è che sparisci dal professionismo»
«Andava corretto il tiro prima»
«Andavano posti dei correttivi per tempo. Quando sono arrivate le penalizzazioni, quando l'ordinamento sportivo ha fatto capire che prevalevano le sue norme, serviva un po' più di umiltà, un passo indietro. Non dico servisse un compromesso, ma una soluzione che accontentasse entrambi gli ordinamenti».
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«I 757mila euro? Anche il pagamento anticipato non sarebbe bastato»
«Credo che il pagamento dei 757mila euro entro il 20 di giugno non avrebbe risolto il problema della Reggina. La sentenza del Consiglio di Stato dice che il decreto, la sentenza di omologa che ha approvato il piano del club non era ancora definitiva. Mancava il crisma dell'obbligatorietà per la Federazione di adeguarsi alla decisione del Tribunale, essendoci i ricorsi di Inps e Agenzia delle Entrate. Se poi il concordato fosse stato smontato in appello, la Reggina sarebbe stata in disequilibrio economico rispetto alle altre 19 società. Aggiungo l'altro tema: la Federazione, avallando il pagamento del solo 5% del debito erariale del club, avrebbe creato uno squilibrio fra controlli ed equilibrio economico. Credo che questo sia l'argomento principale per il quale, anche pagando entro il 20 di giugno, la Reggina sarebbe stata esclusa»
«È una corsa contro il tempo»
«Chi vi parla ha seguito per conto della Reggina di Praticò lo stesso tipo di percorso. Abbiamo fatto la stessa cosa a Bari dopo il fallimento del 2018. È una corsa contro il tempo. Per salvare il salvabile: non bisogna farne una questione di categoria, cercando di ripartire o dalla Serie D o dall'Eccellenza. Per ottenere questo, adesso, anche l'amministrazione comunale, la cittadinanza, che ha sposato la causa, intervenendo al Consiglio di Stato, devono dare un taglio. Oggi il calcio a Reggio è zero, in dieci giorni si deve fare tutto».
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«Lavoro degli amministratori fondamentale»
«Mi ricordo che la Reggina di Praticò incontrò notevoli problemi sulla denominazione, dal momento che non si può scimmiottare la precedente società. Serve un'Asd o una Ssd, il settore giovanile: che riparta anche il calcio dei giovani. Ho avuto un contatto con il Direttore Generale della Città di Reggio Calabria. Non ci si focalizzi sulla Serie D, sennò si rischia di perdere anche l'Eccellenza. Serve gente pulita, gente onesta, forze nuove e credibili, possibilmente di Reggio Calabria, viste le precedenti esperienze. E poi partire immediatamente con una serie di relazioni, diplomatiche, con la FIGC. Il lavoro da fare è tanto, le amministratori locali devono essere assolutamente focussate sul bene comune».