VIDEO | Il portiere del Capo Vaticano nella finale play off del campionato di Promozione ha parato un rigore. «Dedicato a chi mi vuole bene. La nostra rimane un’annata fantastica»
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Ha iniziato a giocare giovanissimo. A 16 anni il debutto in Promozione. A 17 in Eccellenza. Poi la Serie D a Matera, l’infortunio, il ritorno fra i Dilettanti, la parentesi come centravanti (miglior marcatore in Seconda categoria!), quindi tante stagioni vissute da protagonista assoluto. Adesso gli anni pesano (sono 42), ma sul campo chi se ne accorge? Salvatore Piccolo rimane un evergreen e lo conferma puntualmente sul rettangolo di gioco, giudice supremo sempre e comunque, al di là delle chiacchiere. Il portiere del Capo Vaticano, con quasi settecento partite in carriera (siamo a 690, per la precisione, davvero tanta roba!), è stato il protagonista assoluto in occasione della finale play off del girone B di Promozione. Quel rigore parato con la Virtus Rosarno ha consentito alla squadra di mantenere l’imbattibilità, risultando così vincente dei play off e in attesa adesso di un ripescaggio in Eccellenza. «Non ho battezzato un angolo. Sono rimasto in piedi fino all’ultimo. Corrao ha calciato un piattone bello forte, sono riuscito a deviare la sfera e poi c’è stato anche l’aiuto del palo. E siamo contenti così»: questa la sua spiegazione in merito all’episodio determinante della sfida di play off.
Da uomo di sport rende merito anche agli avversari della Virtus Rosarno, perché Salvatore Piccolo è fatto così e chi lo conosce, sa di avere di fronte una persona leale e genuina. «Tanti complimenti alla squadra, alla tifoseria e al tecnico Rolando Megna, una persona a me tanto cara: per me è come un padre. Solo lui poteva fare questa impresa, partendo dalla terzultima posizione».
Il regolamento non consente di festeggiare la promozione, ma il Capo Vaticano fino all’ultimo ha recitato un ruolo da protagonista: «Questa partita dice che il Capo Vaticano sono tre anni che migliora sensibilmente. Quest’anno abbiamo disputato una grande stagione. Il secondo posto per noi è un motivo di orgoglio. L’Ardore aveva qualcosa in più, anche se ci abbiamo provato a lungo a contendere la promozione ai reggini. Possiamo ritenerci soddisfatti tutti quanti. Capo Vaticano era e rimane un’isola felice e siamo contenti così. Il regolamento dice che ci dobbiamo fermare qua. Certo resta un pizzico di rammarico, perché senza tutte quelle retrocessioni dalla Serie D, oggi saremmo in Eccellenza».
I numeri, riassunti nella tabella, sono pesanti e importanti: «In quelle cifre c’è tutta la mia carriera. Sono tanti anni che gioco, ho conosciuto tanti amici. Penso di aver vinto qualcosa e sono state molte di più le gioie rispetto alle delusioni. A livello tecnico lascio che siano gli altri a giudicarmi. A livello umano penso di aver sempre dimostrato di che pasta sono fatto». E allora, dopo una stagione simile e una gara da applausi, ecco il momento delle dediche: «La prima dedica che voglio fare è a me stesso, alla mia persona, al mio essere uomo. Il pensiero poi va alla mia famiglia, ai miei bambini, al mister, alla squadra e a tutto il Capo Vaticano».