Profeta in patria. Il colore viola nel destino. Gioia Tauro e la Gioiese per aprire e chiudere un cerchio e provare a scrivere una nuova pagina di storia. Nel 2008 l’avvio di una nuova avventura, quella da allenatore, fra l’altro giocando ancora, concludendo la stagione al primo posto. Quindici anni dopo un nuovo primato, sempre da guida tecnica della squadra viola, ma stavolta con un finale diverso. Gioiese in vetta, sempre nel segno di Graziano Nocera. Un binomio perfetto, quello fra l’allenatore di Gioia Tauro e la squadra della propria città. Due promozioni e una Coppa Italia in meno di un anno. La Gioiese è stata superiore in tutto e la mano della sua guida tecnica è stata evidente in campo e fuori. Un trionfo viola, programmato in estate, quando Nocera ha fatto da allenatore manager, contribuendo a costruire la squadra. «Il mio obiettivo era quello di vincere il campionato – spiega il tecnico gioiese – e il primo calciatore che ho contattato è stato Alessandro Dascoli. Quando ci siamo incontrati, assieme al direttore Ventra, lui ci ha detto di voler continuare a vincere. E allora anche noi ci siamo detti di voler fare la stessa cosa. Abbiamo insomma iniziato a costruire la squadra con questo proposito, portando avanti un progetto teso a prendere il maggior numero possibile di calciatori del luogo. Per noi quest’ultimo è stato un aspetto fondamentale e devo dire che tutti si sono calati nella parte e sono stati bravissimi».

Corsi e ricorsi storici

Quindici anni addietro, come si diceva, l’inizio dell’avventura di Graziano Nocera sulla panchina della Nuova Gioiese, in Promozione. La squadra termina la stagione al primo posto, a pari merito con l’Isola Capo Rizzuto, ma perde lo spareggio per la promozione, anche se poi vince i play off e viene ammessa in Eccellenza. Tutto ha avuto inizio da lì. Poi varie avventure ed anche una breve parentesi in Serie D, dove ha pagato per colpe non sue. Di nuovo a Gioia Tauro, ecco altri trionfi, nuovi primati e un salto in quella quarta serie nazionale che adesso vorrebbe ritrovare con la sua Gioiese. «Ho inseguito a lungo la Serie D: sono fiero e orgoglioso per quello che ho fatto e, allo stesso tempo, sono anche ambizioso. La quarta serie non è un punto di arrivo, ma di partenza. Gioia Tauro può sognare in grande e per me sarebbe un piacere rimanere alla guida di questa squadra e indossare ancora questi colori».

Dediche e progetti

La squadra di Gioia Tauro per la terza volta nella sua storia ha vinto il torneo di Eccellenza. In questi casi c’è spazio anche per un pensiero verso coloro che hanno dato il proprio contributo alla causa: «La dedica va a quelle persone che, a qualunque titolo, ci sono state vicine e ci hanno dato una mano di aiuto. Gioia Tauro ha un potenziale enorme e sono del parere che si può dar vita ad un importante progetto, con il contributo di tutti, per far bene pure in Serie D, sempre con la gente del luogo».