"Nella stagione calcistica 2017/2018, ad Archi, dopo 15 anni ho fatto rinascere il calcio giovanile, allenando giovani calciatori dai 5 ai 17 anni. Mi sono dato una finalità sociale ma soprattutto una missione educativa verso ogni singolo bambino e ragazzo, curando anche i rapporti con i genitori, interessandomi dei loro problemi in famiglia, delle loro fatiche quotidiane per poter andare avanti in questa vita difficile. So di esserci riuscito, di aver fatto emergere l'orgoglio in questi ragazzi, di averli fatti appassionare, di aver reso felici i genitori perché i rispettivi figli dopo l'allenamento o la partita tornavano a casa col sorriso. Ho fatto di tutto e sono andato contro chiunque per mettermi al servizio della mia gente, con passione e serietà. Ho guadagnato i galloni sul campo in questa esperienza. Quanto accadeva, invece, alla prima squadra dell'Archi Calcio, era educatamente opposto rispetto ai miei principi, cioè il calcio ad Archi correva su due binari diversi, da un lato i ragazzi in erba e dall'altro una prima squadra che di certo non brillava per educazione e disciplina, soprattutto in campo e soprattutto in alcuni spiacevoli episodi dai quali, fermamente, in qualità di educatore e nel rispetto del lavoro che ho fatto con i giovani ne prendo le nette distanze.  

 

Smentisco categoricamente la seguente diffamazione: "clima di apprensione che ha accompagnato lo svolgimento delle partite di calcio disputate dall’A.S.D. Archi Calcio. I giocatori ed i tifosi delle squadre di calcio avversarie preoccupati prima di scendere in campo ed assistere alla partita. Un contesto difficile dove i sani valori dello Sport sono assenti e dove viceversa si incentiva l’illegalità e la violenza." Tutte le partite si sono svolte in un clima sereno e piacevole, con gli spalti quasi sempre gremiti da un pubblico appassionato, con molti ragazzi e famiglie a seguito, il pubblico avversario seduto insieme al pubblico di Archi, in ogni partita e sempre con il valore dell’amicizia che ci ha contraddistinto abbiamo vissuto un bel campionato di calcio, con i valori dello sport sempre mantenuti e dove non vi è mai stata illegalità e violenza, e soprattutto alla presenta degli uomini di Stato che ogni giorno, con abnegazione e sacrificio, compiono la loro doverosa opera di legalità. Chi conosce il calcio e il suo codice sa che in campo si danno e si prendono, quindi il terrorismo mediatico che si è creato ha generato solo un falso allarmismo. Queste le definisco delle infamità giornalistiche, questo è il termine opportuno, perché, a differenza di quanto scritto, ad Archi e all'interno dell’Archi Calcio, invece, abbiamo avuto ottimi  successi educativi e calcistici a livello giovanile, ma stranamente la stampa denigrante non ha interesse a divulgarne la notizia. Mi chiedo come mai questa stampa di regime non spieghi e non dia prova ai cari lettori di quanto afferma e perché in mezzo al turbinio velenoso si metta anche una vicenda, legata al capitano dell'Archi Calcio, che nulla ha a che vedere con la società Archi Calcio, con i suoi tesserati e men che meno con le vicende calcistiche che hanno visto protagonista nel rispetto e nella legalità l’Archi Calcio. Invece si scrive come se tutto fosse concatenato. Il tutto condito da un compiacimento compulsivo, come se chi subisce una condanna arrechi piacere alla propria famiglia. Non è così, la famiglia vive il dispiacere, la vergogna, l'umiliazione.

 

Chi ha sbagliato deve pagare, bene, ma deve anche essere educato a non sbagliare, e laddove non ci arriva il primo istituto, la Famiglia, o la Scuola, ci devono arrivare le istituzioni, spesso troppo assenti. Tanto lavoro è stato fatto con i giovani, ora la disinformazione di regime tenta di distruggere con linguaggio trionfalistico, senza tenere conto del pesante danno d’immagine e della reputazione dell'Archi Calcio e del territorio che rappresenta, i verdetti pesanti del Questore di Reggio Calabria, il quale, si prodiga a sferrare la scure, non tenendo conto che lo stato emotivo dei giocatori era molto teso a causa della sconfitta, che i tifosi sono stati provocati e offesi da alcuni giocatori avversari, che i funzionari della DIGOS erano intenti a visionare solo la gente di Archi mentre gli altri agivano indisturbati. Sia chiaro, la mia non è apologia di reato, perché chi sbaglia deve pagare, ma devono pagare anche gli altri. Da parte mia piena solidarietà ai tifosi e ai calciatori colpiti dal provvedimento, è vero che avrebbero dovuto tenere un altro comportamento, il loro gesto è stato irrazionale. Il mio augurio è che ci sia una revisione della pena e soprattutto un rimedio per alleggerirne la sentenza. Fiducioso nelle autorità che svolgono il loro lavoro, nella comunità di popolo affinché lavori costantemente sul cammino della legalità, nell'imparzialità e nell'onestà del mondo giornalistico, tutti dovremmo contribuire a rendere il sistema calcio un mondo migliore e magari dare più spazio e visibilità a chi forma i giovani e alla loro crescita".

 

Luciano Surace Archi Calcio

 

Calci e pugni agli avversari, decimata l’Archi Calcio: daspo a 5 giocatori

 

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Leggiamo con un pizzico di stupore la nota inviata dall'allenatore delle giovanili dell'Archi Calcio, Luciano Surace. Per un verso, infatti, l'allenatore, sul quale nessuno ha mosso il minimo dubbio circa l'onestà e la probità delle sue condotte, accusa la classe giornalistica di essere di regime e di meritare addirittura un "Daspo" per quello che ha (rectius, avrebbe) scritto. Per altro verso, invece, tiene a prendere le distanze dalla prima squadra la quale, in alcuni casi - Surace dixit - ha tenuto comportamenti "contrari ai miei principi". 

Ora, senza scendere nei dettagli delle accuse che Surace muove alla stampa, ci limitiamo ad informare l'allenatore delle giovanili dell'Archi Calcio che le informazioni che ha potuto leggere sulle nostra testata non sono altro che comunicazioni ufficiali pervenute dalla Questura di Reggio Calabria, il cui lavoro non sta certo a noi sindacare. Se, cioè, il questore Raffaele Grassi ha inteso emettere dei Daspo è di tutta evidenza che vi erano fondati motivi per farlo. Surace, fra l'altro, non può ignorare come la circostanza che il capitano (dunque l'elemento più significativo della squadra) sia stato posto in regime di arresti domiciliari abbia una indubbia rilevanza se rapportato alle condotte contestate ai giocatori destinatari del provvedimento di Daspo.

Tuttavia, teniamo a rimarcare come tutto ciò che è stato scritto arriva direttamente dalla Questura di Reggio Calabria, notoriamente luogo nel quale le informazioni vengono attentamente vagliate. Abbiamo ritenuto di accogliere e pubblicare la nota di Surace proprio perché siamo d'accordo con lui sul fatto che non bisogna generalizzare. La bontà del suo lavoro, del resto, non è stata mai messa in dubbio. 

 

La redazione di lacnews24.it