Alla manifestazione sportiva hanno aderito oltre 7mila persone. L’atleta calabrese ha partecipato con la guida Sandro Calcatelli pedalando in tandem per un totale di 72 ore e 39 minuti (ASCOLTA L'AUDIO)
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Ha partecipato ad una delle più antiche competizioni ciclistiche d’Europa e dimostrato che, con i sacrifici e la forza di volontà, tutti i limiti possono essere abbattuti. Lorenzo Genovese, classe 1970, è un ciclista calabrese non vedente dalla nascita. Nonostante questo ha partecipato alla rinomata Paris-Brest-Paris, manifestazione sportiva promossa ogni quattro anni in Francia fin dal 1890. Una prova davvero di rilievo per il Genovese che, dal Reggino, dove risiede, ha accettato la sfida percorrendo 1220 km in 72 ore e 39 minuti in tandem con la sua guida Sandro Calcatelli. L'itinerario deve essere concluso entro i 4 giorni. Per il ciclista calabrese si è trattato di un’esperienza unica: «L’appuntamento ha chiamato a raccolta circa 7mila persone. Avevo tanti timori ma grazie al sostegno dell’amico Calcatelli abbiamo portato a termine la gara. Per aderire alla manifestazione -fa presente – bisogna effettuare delle prove. Per questa sfida mi sono certamente preparato e anche l’aver compiuto il Giro di Sicilia ha aiutato molto».
L’amore per la bici ha radici profonde e lontane: «La mia prima gara? Nel 1991. Da allora non mi sono mai fermato e ho raggiunto tanti significativi traguardi, vinto tante maglie. Spero che il mio sia un esempio per tante persone. Non bisogna cadere nella continua lamentela, è dannosa. Sono nato non vedente ma questo non mi ha mai impedito di mettermi costantemente alla prova». Nel 2022, un brusco stop causato da un incidente: «Mi sono rotto il femore ma grazie al lavoro del reparto di Ortopedia dell’ospedale di Reggio Calabria, dopo pochi mesi sono ritornato in sella alla mia bici e ho percorso il Giro di Sicilia». Il messaggio di Genovese è chiaro: «Mai arrendersi. Io ho avuto la fortuna di incontrare la mia guida Calcatelli, è come un angelo custode. Qui dove abito, a Santa Eufemia di Aspromonte, il mio punto di riferimento è il giovanissimo Max Cambareri. Pedalare in tandem è una responsabilità, espone a rischi. Ma per fortuna ho incontrato persone di cuore pronte a tendermi una mano, realizzando così ogni mio sogno».