Al centro del provvedimento, c’è un parziale pignoramento del conto corrente della società guidata dal Eugenio Guarascio. Ecco i dettagli
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Qualche giorno fa, il Tribunale federale nazionale ha pubblicato le motivazioni alla base della penalizzazione di quattro punti inflitta al Cosenza in classifica, accompagnata da un'ammenda di 10.000 euro per il club e una squalifica di 18 mesi per l'ex consigliere delegato e legale rappresentante pro tempore, Roberta Anania. Un grave danno sia legale che sportivo per una società che non ha mai dovuto fare i conti con problematiche di questo tipo.
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In tale contesto è stato appurato la società bruzia non ha fatto fronte a un pagamento di circa 380mila euro per quanto riguarda le ritenute Irpef e i contributi Inps da corrispondere ai tesserati, e di più di 4.000 euro riguardanti le ritenute Irpef riguardanti le rate degli incentivi all’esodo di tre tesserati in scadenza.
Perché il Cosenza non ha potuto provvedere ai pagamenti?
Il Cosenza – come è già noto da tempo, visto anche l’esonero dall’incarico – ha in un certo senso scaricato le colpe sull’ex dirigente: secondo il presidente Guarascio, Anania avrebbe pagato altri creditori invece di provvedere ai contributi IRPEF e INPS per i calciatori. Quest’ultima, per conto del suo avvocato, sosteneva di non aver potuto adempiere ai suoi obblighi per via di un pignoramento che - come si sostiene in fase dibattimentale – era di circa 500mila euro ed era dovuto alle misure interdittive in atto sulle società dei fratelli Guarascio fino a fine maggio. Il TNF, però, controbatte sostenendo che «risulta inverosimile che nel suo ruolo non fosse a conoscenza della procedura esecutiva dalla quale sarebbe derivata la posta contabile negativa sul conto corrente e in ogni caso era comunque suo preciso dovere essere a conoscenza di fatti societari di tale rilevanza e verificare con tempestività la sorte degli ordini di pagamento emessi dalla società».
Per quanto concerne il Cosenza Calcio, invece, la società avrebbe inviato alla Covisoc delle comunicazioni non veritiere sul pagamento dei sopracitati 4.000 euro. Si dice, infatti che «i deferiti il 9 luglio hanno presentato alla Covisoc una copia delle movimentazioni del conto corrente dedicato, estratta il 2 luglio, da cui risultava il relativo addebito; tuttavia, in quell’occasione non è stata fornita la rituale quietanza. Successivamente, il 17 luglio, la società ha presentato una nuova copia delle movimentazioni del conto corrente dedicato, in cui non apparivano più gli effettivi addebiti relativi ai modelli F24. A quelle date, era già evidente che i pagamenti non erano stati addebitati e quindi che gli F24 in scadenza non erano stati versati».
Ora, come ha espresso sulle pagina de La Gazzetta del Sud l’avvocato Federico Montalto, «le sanzioni comminate sono troppo severe – con gli stessi legali che hanno eccepito una serie di circostanze attenuanti». Al di là della severità della pena, però, una società professionistica non può e non deve incappare in queste disattenzioni. Il provvedimento interdittivo nei confronti del presidente Guarascio sarà anche stato inaspettato ma ci sono delle regole e delle tempistiche da rispettare per tutti. Probabilmente si tratterà di un caso isolato, visto che il patron rossoblù ha poi risolto la questione che investiva le sue altre tre società, ma certo è che peserà sulla corrente stagione sportiva.