Ad un mese dalla retrocessione del Cosenza in serie C, il team manager dei lupi, Kevin Marulla ha postato su Facebook un lungo messaggio rivolto ai tifosi rossoblù: «Un messaggio ed un argomento del quale mai avrei voluto scrivere e parlare – scrive Marulla -. Forse per questo mi è servito un po’ di tempo per affrontare il grande dispiacere. Oggi, a distanza di un mese circa, sento di scrivere alcune cose. Avrei potuto farlo il giorno dopo, avrei potuto farlo nel tempo utile affinché un silenzio non venisse interpretato liberamente. Non ho mai però scritto o fatto qualcosa per dovere o per “accontentare” ma sempre e solo quando l’ho sentito».

Il team manager del Cosenza prosegue così: «Non è una questione di scuse, bastasse fare ciò per sentirmi meglio sarei disposto a chiedere scusa ad ogni persona che ha occupato questi spalti, casa per casa. Non ho problemi a dirlo e non avrei problemi a farlo. Spero che arrivino a chiunque, perché mi sento responsabile come tutti. E senza dubbio, al di là del ruolo e fosse solo per ciò che rappresenta il mio cognome per tutti voi, non ho problemi a dire pubblicamente che mi sento responsabile in modo enorme».

Marulla continua nella sua missiva: «Questo non serve e non servirà ad eliminare questa ferita che mi porterò dentro per sempre. Perché è un qualcosa che ti tormenta, non è questione di scuse. È il dispiacere che tutti voi avete per questa retrocessione, che è anche il mio. E questo, per chi rimane, non va via facilmente». Ed ancora: «Nella gioia, ma maggiormente nei momenti difficili, si deve avere la forza di affrontare ed andare avanti. Io, ahimè, l’ho dovuto imparare sulla mia pelle anni addietro».

Il figlio del compianto Gigi Marulla continua parlando della sua esperienza dirigenziale con il Cosenza: «Ho vissuto tutte le categorie sportive meno una. Dalla Serie D fino alla tanto agognata Serie B. Quando però all’improvviso svanisce qualcosa per la quale hai lottato con tanti sacrifici, non è facile voltare pagina. Ognuno di noi metabolizza il dolore in modo differente. Nessuno lo fa nella stessa ugual misura temporale».

«Mi hanno raccontato – prosegue -  in questo periodo di riflessione, che mio padre per una ventina di giorni, all’epoca, non ebbe voglia di far nulla e sentire nessuno. Nella felicità e nei successi condividere risulta più facile. Nelle grandi sconfitte, quando il coinvolgimento è massimo al di là del lavoro, fai molta più fatica ad esternare e l’imbarazzo e lo scoramento prendono il sopravvento».

Ed in conclusione: «Un ricordo che spesso mi ha aiutato in questi ultimi giorni si riferisce a quando mio Padre mi disse, proprio poco prima di andare via ed al termine di un momento delicato con la squadra e vedendomi affranto a casa: “finché lavorerai al servizio del Cosenza calcio, svolgi la tua mansione con impegno massimo al di là delle tue forze e possibilità, onestà ed umiltà: se sarà così, potrai essere orgoglioso di te stesso”. Vi abbraccio tutti, più forte oggi di ieri, anche se metaforicamente. Perché insieme il dispiacere si affronta meglio».