Polemiche a Cosenza per la mancata iscrizione da parte del club presieduto da Eugenio Guarascio della compagine femminile in Serie C. Una categoria conquistata sul campo, dopo appena un anno dalla retrocessione, con una fantastica cavalcata. Le lupacchiotte guidate dall’allenatrice Luisa Orlando, tuttavia, hanno scoperto soltanto da terze persone che per loro non ci sarebbe stato futuro. Niente campionato, pertanto, ma soprattutto sembra che nemmeno una comunicazione sia stata fatta loro dalla dirigenza. Silenzio assoluto.

L’amarezza è enorme e anche i commenti sui social viaggiano in un’unica direzione: la mancata iscrizione non è una bella figura per una società che nel campo maschile, invece, sogna di lottare per la Serie A. Ad esporsi sull’argomento per prima è stata la delegata del Coni Francesca Stancati, che proprio qualche mese fa è stata ospite dei nostri studi per spiegare come il movimento fosse in crescita. Talmente in crescita che al Marulla è stata ospitata la Nazionale femminile di calcio.

«Il Cosenza Calcio non iscrive la squadra femminile alla Serie C. Rinuncia ad una categoria conquistata sul campo – ha scritto sui social di riferimento -. Quando tutto il mondo rivolge attenzione ed interesse al calcio femminile, a Cosenza torniamo indietro passando sopra l’impegno e la dedizione di chi ha, senza alcuno stipendio, portato in alto i colori della Città. Inutile avere eventi di caratura Nazionale ed internazionale femminile – ha aggiunto Francesca Stancati in un post ricco di amarezza – se non c’è voglia di dar seguito alle belle parole. Oggi è un giorno buio e per chi pensava alla parità di genere, benvenuti nel 1945. Ma “c’è ancora domani”, ed io mi spenderò come sempre, affinché chiunque abbia un (vero) progetto, possa portare in alto il calcio in Calabria».

Il sindaco Caruso e la consigliera delegata Penna contrari

Sulla vicenda della mancata iscrizione al campionato di Serie C del Cosenza calcio femminile sono intervenuti anche da Palazzo dei Bruzi. Il sindaco Franz Caruso e la consigliera delegata allo Sport Chiara Penna si sono detti «molto amareggiati, anche per l’impegno e la passione che hanno sempre trasmesso le nostre straordinarie atlete conquistando sul campo e con determinazione la nuova categoria».

«Non siamo mai entrati nelle scelte societarie qual è, appunto, quella di non iscrivere la più che promettente squadra femminile alla Serie C – hanno aggiunto -  Non lo facciamo neanche oggi, pur non potendo non esprimere un sentimento di profondo dispiacere perché siamo consapevoli che il successo delle nostre brillanti calciatrici, se adeguatamente sostenuto, poteva rappresentare un’occasione in più per accrescere ulteriormente  il prestigio della città in campo calcistico, inserendo Cosenza nel  circuito nazionale del Campionato italiano femminile di calcio. Sarebbe stata una nuova bellissima avventura da vivere e da far vivere ai cosentini, grazie alla quale avvicinare sempre di più i giovani alla pratica sportiva».

Duro il Centro Anti Violenza Roberta Lanzino

«Si vanifica il frutto di un lavoro portato avanti dallo staff che è riuscito in questi anni e con enorme sacrificio ad elevare il settore femminile e ad abbattere quegli stereotipi che, da sempre, caratterizzano un ambiente cosiddetto “maschile”». Parole dure sono arrivate anche dal Centro Anti Violenza Roberta Lanzino. «Così come accade in altri ambiti, ci troviamo dinanzi a pregiudizi tali da far sì che non si investa, in questo caso nel calcio, sulle donne e non gli si dia la possibilità di poter scegliere senza essere limitate o, peggio ancora, discriminate, per le proprie scelte».

«Per questo - hanno concluso - riteniamo che porre fine ad una esperienza che ha visto una rosa di bambine e ragazze approcciarsi e crescere sino a raggiungere l’agognato obiettivo della serie C, sia avvilente per l’intera nostra città. Esprimiamo dunque piena solidarietà alle calciatrici, alla dirigenza, allo staff tecnico e a tutte le tifose e i tifosi che in questi anni hanno fatto sì che anche il settore femminile potesse svilupparsi, abbattendo pregiudizi e stereotipi di genere».