VIDEO | A pochi giorni dal titolo conseguito in Polonia contro la Slovenia il 21enne si racconta, parla della sua vita e degli ultimi istanti della finale. E lancia un appello ai giovani: «In Calabria è tutto più difficile, ma bisogna crederci»
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Un cordone ombelicale che non si spezza con la sua terra, la Calabria e Corigliano-Rossano in particolare. Alla prima occasione utile lascia, molla e torna nella sua casa di Rossano, dove ha due splendidi genitori, Francesco Lavia e Sabrina Tortello, due fratelli entrambi amanti del volley, uno dei quali (Antonio) ha avuto anch’egli successo nella pallavolo raggiungendo ammirevoli traguardi (A1). Lui è Daniele Lavia, 21 anni, da poco ufficializzato “campione d’Europa” dopo il successo, meritato, della finale con la Slovenia, al cui interno, tra l’altro, vi erano due allenatori che hanno avuto comunque rapporti con Corigliano-Rossano: Alberto Giuliani (Corigliano-Rossano) e l’allenatore in seconda Alfredo Martilotti (Cassano).
Daniele, appena dopo il successo, è subito partito alla volta di Corigliano-Rossano dove è stato ricevuto in Consiglio comunale con un forte applauso in segno di totale gratitudine e riconoscenza. «Per me è stata una grande emozione, mi sono divertito molto, ed ho apprezzato la sentita accoglienza».
Il campione d’Europa è stato un precursore della fusione degli ex comuni di Corigliano e di Rossano. Nasce nelle giovanili del volley Rossano per poi passare al volley Corigliano e vivere la fase della fusione (Corissano volley) delle due compagini. Anche qui, raggiungendo risultati significativi (A2 a soli 14 anni).
Giovane ma già con tanta esperienza
Ora ha 21 anni, giovane ma con ben sei anni di esperienza di serie A, una rara caratteristica difficilmente riscontrabile nel mondo del volley. Così come si possono contare sulle dita di una mano atleti con la qualifica di “schiacciatore” in Italia, non a caso molte società sono costrette a rivolgersi al mercato europeo. «È un ruolo difficile perché bisogna svolgere tutte le attività contestualmente (ricevere, attaccare, battere, murare), a differenza di altri ruoli».
Quest’anno lascia la titolata Modena per recarsi a Trento, altra blasonata dove Daniele avrà un ruolo di primo piano dopo lo straordinario successo riscontrato in Polonia. «Trento l’ho sempre vista come una squadra forte, che punta sui giovani. Poi c’è un allenatore che a me piace tantissimo».
Daniele studia, segue i corsi universitari per via telematica, a fatica ma riesce a rendere compatibili i due difficili momenti. «Con la forza di volontà si può fare».
Olimpiadi ed Europei, due competizioni differenti
Le Olimpiadi sono state vissute da Daniele in maniera differente rispetto agli Europei. Nella prima competizione c’erano i “big” della pallavolo nazionale ed era anche difficile destreggiarsi. «Ci è andata male, probabilmente avremmo dovuto gestire meglio alcune situazioni. Negli Europei, invece, molti “campioni” hanno preferito restare a casa dopo un periodo di duro lavoro».
La squadra ha subito una svolta con l’ingresso di tanti giovani, bravi e motivati. «È stata una finale difficile - commenta Daniele - soprattutto a livello mentale perché ci siamo arrivati stanchi, ma siamo stati decisi a mantenere alti i ritmi. E tutto questo contro una squadra forte che avevamo già affrontato nel girone vincendo. Siamo stati bravi nella determinazione, anche quando stavamo sotto. Sostanzialmente c’è stato un ricambio generazionale, ma anche importanti novità nello staff tecnico e medico. Ci sono stati dei forti segnali, il presidente ha creduto in noi e siamo contenti di aver potuto degnamente ricambiare».
L’appello ai tanti giovani a crederci: «È possibile arrivare»
Bisogna credere negli obiettivi e la cosa importante è non smettere di sognare. «Non nascondo che è difficile - conclude Daniele - riuscire a raggiungere le mete in cui si crede nella vita. In Calabria tutto diventa più difficile perché non ci sono strutture o comunque ce ne sono poche. Ma se si è convinti e ci si crede, è possibile arrivare». È questo l’appello che Daniele Lavia lancia dal nostro network, in un sistema che spesso apre al carrierismo solo mediante metodi discutibili e poco meritocratici. Per Daniele, invece, se ci si crede e si è bravi alla fine queste caratteristiche premiano.