Due a zero. Un risultato quello di ieri allo stadio San Vito-Marulla di Cosenza che ha consentito ai padroni di casa di rimanere ancora in Serie B, rispedendo gli ospiti del Lanerossi Vicenza una categoria sotto. Per due volte la città di Cosenza ha tremato, letteralmente. Per l'occasione si sono riuniti 23mila tifosi rossoblu che hanno incitato i ragazzi di mister Bisoli dal primo all'ultimo secondo di gioco e quando l'argentino Larrivey ha sfondato la porta degli avversari, firmando la doppietta, il sismografo deve aver registrato delle scosse telluriche. E non poteva essere diversamente. Da una settimana i calciatori bruzi e loro la tifoseria avevano ingoiato tanta rabbia, di quella rabbia che poi si trasforma in forza e "distrugge" tutto quello che c'è intorno. Tutta colpa di offese e insulti razzisti da parte di un tifoso vicentino, che evidentemente ignora il legame della sua terra con la Calabria.

Il video

Tutto è cominciato con la pubblicazione di un video di un tifoso vicentino che nella partita di andata aveva rivolto insulti pesantissimi ai calciatori del Cosenza e ai calabresi. «Ma che ci fa una squadra calabrese in serie B?», aveva urlato dagli spalti, tra un bestemmia e l'altra. «Tornatevene in Africa, scimmie», e cose così, senza senso, offese gratuite che non hanno niente a che vedere con lo sport e con il tifo. Per lui è arrivato un bel Daspo con il divieto di avvicinarsi ai campi sportivi per cinque anni, anche per evitare disordini in vista del nuovo match, ma a parte il sindaco di Vicenza, Francesco Rucco, in pochi hanno preso le distanze da quegli atteggiamenti che generano solo odio e violenza. A leggere i migliaia di commenti sulle pagine Facebook di informazione, sembra invece che anche altri tifosi vicentini la pensino come il 21enne autore del video incriminato.

Il legame tra la Calabria e la Lanerossi del Vicenza Calcio

Sembra superfluo ribadirlo alle persone che abbiamo almeno un po' di senno: sotto la pelle scorre lo stesso sangue per tutti. I calabresi lo hanno dimostrato ieri sera in campo, lo hanno dimostrato qualche sera fa con la vittoria di Luigi Strangis ad Amici e quella di Antonio Vaglica ad Italia's Got Talent qualche settimana addietro, lo hanno dimostrato i ragazzi delle nostre scuole che negli ultimi giorni si sono classificati ai primi posti nei tornei nazionali di matematica e ad altre diavolerie. Quello però che forse non è chiaro, soprattutto ai tifosi del Lanerossi Vicenza, è che la loro squadra e la loro città sono indissolubilmente legate alla Calabria, da decenni.

Lanerossi, principale sponsor della squadra, è il nome dello storico marchio tessile italiano che dal 1987 è stato acquisito dal Gruppo Marzotto, la società dell'omonima famiglia vicentina che per quasi mezzo secolo ha gestito la fabbrica Marlane di Praia a Mare e che ha contribuito al notevole sviluppo economico di quegli anni.

La fabbrica Lanerossi

Il connubio è spiegato bene in numerosi blog consultabili in rete, tra cui "SudDistrutto", di cui riportiamo testualmente le parole: «A Praia a Mare, nel 1957, il conte Rivetti inaugura il “Lanificio R2” e la “Lini e Lane”; quest’ultima specializzata nel confezionare tovagliato e ricami. Gli stabilimenti di Maratea (che invece è in Basilicata, al confine con la Calabria, ndr) e la Lini e Lane, però, chiudono nei primi anni ’70; mentre il Lanificio R2 sarà rilevato dall’IMI (Istituto Immobiliare Italiano) e dall’ENI nel 1969, cambiando nome in Lanerossi.

Nel 1987 la fabbrica è acquistata dal gruppo tessile Marzotto con sede principale a Valdagno, in provincia di Vicenza, e sarà conosciuta come “Marlane- Marzotto S.p.A.». Se ne deduce che la nobile storia del più antico club del Veneto, che in passato ha militato per anni anche in serie A, passa anche dal sacrificio di migliaia di operai calabresi che hanno contribuito alla ricchezza e all'espansione di una società tessile tra le più importanti d'Europa. È ora che lo sappia anche quel tifoso che vorrebbe spedirci in Africa a mangiare banane.