Un graffio al cuore. Una di quelle notizie che non vorresti mai sentire, anche perché a Paolo Rossi sono legati tanti cari ricordi. Era uno degli eroi del Mundial. Era il campione gentile, lontano dalle polemiche, al quale tutti eravamo legati soprattutto per quelle impresa in Spagna.

La scomparsa di Paolo Rossi è l’ennesimo graffio al cuore di un 2020 da dimenticare, con una pandemia in corso e un bollettino giornaliero che non lascia sereni. Per vari motivi se ne sono andati dei campioni che hanno saputo lasciare il segno, in campo e fuori.

L’incidente in elicottero, il 26 gennaio, ci ha privato di Kobe Bryant, una leggenda nella Nba, un fuoriclasse assoluto, da bambino per qualche anno a Reggio Calabria al seguito di papà Joe con la Viola.

Qualche giorno prima era venuto a mancare Pietro Anastasi, uno dei migliori centravanti degli anni settanta, simbolo di un uomo del sud che ce l’ha fatta. Da Catania al Nord: alla Juve, l’Inter e la Nazionale.

Il 20 giugno addio a Mariolino Corso, il maestro della punizione a foglia morta, fra i miti della grande Inter degli anni sessanta, che sapeva bene come vincere in Europa. Due Coppe dei Campioni e altrettante Coppe Intercontinentali: oltre 500 partite in maglia nerazzurra, un simbolo per tutti gli interisti.

Poco dopo, lacrime per Pierino Prati, campione d’Europa con la Nazionale nel 68 e vice campione del Mondo nel 1970, il primo italiano a siglare tre reti in una finale di Coppa Campioni, con la maglia del Milan.

A maggio si era spento Gigi Simoni, l’allenatore gentiluomo, quello che ha allenato Ronaldo il fenomeno e che in Calabria ha guidato il Cosenza. Quasi un trentennio in panchina e mille battaglie, promozioni, salvezze e qualche amarezza (fu esonerato da Moratti proprio il giorno in cui vinse il premio come miglior allenatore della Serie A).

Il 25 novembre verrà ricordato come il giorno dell’addio al più grande, perché ci ha lasciato Diego Maradona. E visto quello che sta succedendo, la scomparsa del Pibe de Oro non passerà inosservata solo per il valore di un fuoriclasse che ha fatto impazzire Napoli, l’Argentina e tutti coloro che sono stati conquistati dalle sue gesta in campo.

A marzo, invece, Gianni Mura, un altro fuoriclasse, stavolta della penna, aveva scritto l’ultimo capitolo della sua vita. Giornalista e scrittore, aveva conquistato tutti con il suo stile.

Adesso si piange per Pablito: un male incurabile si è portato via, a soli 64 anni, uno degli eroi di Spagna 82, il Mondiale indimenticabile. Con Paolo Rossi se ne va, per sempre, una parte di tutti noi.

La pipa di Bearzot, l’eleganza di Scirea, i gol di Paolo Rossi: il cielo è sempre più azzurro. E da qualche parte brillano le stelle.