La discesa in Interregionale è diventata un'amara realtà, adesso c'è da capire quali possano essere le prospettive per i colori neroarancio, che rischiano di restare solo un bel ricordo
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Un'annata disastrosa. La Viola Reggio Calabria, perdendo a Bergamo, ha spento anche l'ultimissima delle speranze di poter ancora rientrare nel discorso spareggi per evitare la retrocessione nella B Interregionale, destinata a diventare il quarto livello della nostra pallacanestro. Il logico epilogo di un cammino terribile, reso meno pesante solo dal grande lavoro e dalla professionalità di coach Bolignano e dei suoi uomini, staff incluso. Si sono battuti, ci hanno provato fino all'ultimo: non è bastato per ripagare gli altrettanto ingenti sforzi fatti da Carmelo Laganà, il cui forse unico demerito è aver tentato, amorevolmente, di portare avanti un vessillo importante, ma da molti quasi dimenticato.
L'analisi
Quella della Viola è una sconfitta annunciata, partita dalla folle scelta estiva di inserire Reggio Calabria nel girone settentrionale. Un colpo mortale alla già fragile società neroarancio, che da tempo è alla ricerca di qualcuno che possa immettere capitali e forze fresche. Il salto all'indietro che è stato sancito dal campo, adesso, pone seri dubbi su quello che sarà il futuro di una delle squadre più gloriose del basket italiano, che nonostante manchi dalla Serie A ormai da diciassette anni resta uno dei club con più partecipazioni alla massima serie.
Del resto, il contesto del basket italiano è sempre più in caduta libera. A Siena, piazza pluriscudettata, si è ripartiti dalla Promozione; la Virtus Roma ha vissuto un epilogo ancora peggiore, così come le varie Caserta, Avellino, Torino. Si naviga a vista in un sistema che funziona solo se c'è qualcuno disposto a sborsare centinaia di migliaia di euro, con prospettive di perdita quasi continua. Un quadro che rende a Reggio Calabria difficilissimo il sogno di tornare in parquet prestigiosi: del resto, pur di mantenere viva la stessa Reggina ci si è affidati prima a un imprenditore romano e poi ad uno di Lamezia Terme. Sono lontane più che mai le domeniche magiche in riva allo Stretto, in cui dal Granillo ci si spostava al PalaCalafiore, in cui si passava da una Serie A all'altra.
Il nuovo millennio ha offerto, dopo un'iniziale lustro in A1, solo amarezze: fallimenti, illeciti, penalizzazioni. Solo all'inizio degli anni duemiladieci la città era tornata innamorata del neroarancio, salvo poi svegliarsi bruscamente con quel campionato 2017-2018 glorioso sul campo, ma reso vano dalla penalizzazione che strappò a metà il cammino incredibile di coach Calvani e dei suoi ragazzi (oggi quasi tutti fra A1 e A2). Oggi quei protagonisti si danno battaglia in Tribunale e a colpi di comunicati social.
La parentesi Trust
Neanche la successiva rinascita firmata Supporter Trust si è rivelata sostenibile nel lungo periodo. Carmelo Laganà e i soci hanno fatto un lavoro encomiabile: hanno riportato la Viola in B al primo tentativo, superato il dramma Covid,fatto addirittura i playoff al secondo anno di Serie B. Il giovane club, però, ha finito col pagare lo scotto di una città che non è più tornata al seguito di un tempo: la Viola si è riscoperta abbandonata: il PalaCalafiore è spesso stato una cattedrale del deserto, al netto di quegli encomiabili fedelissimi. Certo, c'è chi l'ha sempre seguita, anche al Nord, ma tutto ciò si è rivelato insufficiente, gli sforzi enormi si sono tramutati in un quadriennio con degli alti, sì, ma che si sta chiudendo nel modo peggiore. In tutto questo, la classe politica mai si è dimostrata interessata alle sorti di quello che un tempo era motivo d'orgoglio per l'intera regione.
E allora si fa sempre più strada la triste ipotesi che la Viola, un domani, non esista più, restando solo nelle memorie nostalgiche di chi ricorderà sempre i tempi di Ginobili (uno che la Viola l'ha nominata negli USA, nel giorno del suo inserimento nella Hall of Fame della NBA). Di chi recriminerà sempre per quel playoff contro Treviso. Di chi manda sempre un pensiero affettuoso al compianto Gus Tolotti. Di chi avrebbe voluto giocarseli quei playoff conquistati dalla banda terribile di coach Calvani.
Oggi è questa la realtà a cui appare destinata la Reggio Calabria del basket. A cui, forse, la Viola non interessa più. Sperando, ovviamente, di essere smentiti.