Ospite e protagonista alla Cittadella del calcio calabrese il presidente della Lega Nazionale Dilettanti esprime il suo giudizio sulla svolta tecnica degli Azzurri di Spalletti e guarda all'assemblea elettiva del 4 novembre
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È visibilmente compiaciuto per la probabile svolta del calcio azzurro dopo il recente fallimentare Europeo. A Catanzaro il presidente della Lega Nazionale Dilettanti, Giancarlo Abete, veste gli abiti dell'ospite d'onore nell'assemblea elettiva che nella moderna sede regionale, rinnova il mandato (il quinto) al presidente del Comitato Calabria, Saverio Mirarchi, ma anche quello in prospettiva dell'attore protagonista – Abete, appunto – quale più autorevole competitor del presidente della Federazione Italiana Gioco Calcio, Gabriele Gravina, nella prossima assemblea del 4 novembre che sarà chiamata ad eleggere il nuovo numero uno del calcio italiano.
«Italia bella e vincente»
«Mi sembra che si sia visto gioco, soprattutto. Al di là del risultato si è vista una bella Italia e questo, in qualche modo, ci offre l'aspettativa di poter fare una Nations League di qualità in preparazione ai prossimi mondiali. Del mio punto di vista – continua Abete – dobbiamo vedere il calcio, come un bicchiere sempre mezzo pieno e non mezzo vuoto, quindi bisogna approcciare ai problemi con positività. Certamente il risultato di Parigi in particolare è stato importante. Per quanto riguarda il "gioco delle scrivanie" noi siamo sereni e cerchiamo di trasferire serenità. Serenità che non vuol dire né quiescienza né mancata consapevolezza dei problemi».
«Si valorizzi l'attività di base»
Per quanto riguarda gli accordi elettivi sarà decisiva la ripartizione delle quote tra le componenti del calcio e Abete, che quella poltrona l'ha occupata fino alle dimissioni del 2018 dovute al tracollo brasiliano dell'undici guidato da Prandelli, esprime un concetto chiaro e condivisibile.
«Noi siamo aperti al confronto il 4 di novembre, partendo però da un presupposto: anzitutto – afferma Abete – che lo spirito dell'inserimento in costituzione dello sport non sia quello di valorizzare il contributo economico delle società professionistiche, ma quello del benessere, psico-fisico e l'attività di base».
Tanti problemi ma anche buoni risultati
In chiaroscuro, infine, l' eterna disamina sull'impiantistica.
«È un problema strutturale naturalmente collegato anche alle difficoltà dei comuni di fare investimenti, laddove, tante volte, giustamente bisogna dare priorità ai servizi sociali ed ai bilanci. Dobbiamo creare un rapporto più virtuoso con il credito sportivo – conclude il preidente della Lnd, Gincarlo Abete – con le amministrazioni locali. Peraltro occorre dire che in tante regioni di Italia, anche al sud, c'è stata una qualità e un miglioramento degli impianti, soprattutto con gli quelli artificiali che consentono maggiore utilizzo e migliore sicurezza».