Cari Vibonesi,


E’ dell’indignazione della comunità, che mi faccio portavoce di un grido di denuncia e al contempo di reazione nei confronti di un grave fatto di cui, suo malgrado, la città di Vibo Valentia si rende protagonista. La maestosa storia fatta da più di mezzo secolo di cultura della Biblioteca comunale sembra essere arrivata al suo epilogo per mano di chi, alla cultura dell’istruzione, preferisce scegliere e credere a quella del denaro e degli interessi. Ma noi, come popolazione e parte lesa, è proprio in quel “sembra” che vogliamo riporre tutta la nostra speranza, tralasciando la mentalità del colpevolismo e impiegando tutte le nostre forze in quella della buona e giusta lotta, per proteggere i beni  che appartengono alla comunità e che, in quanto tali, non possiamo accettare, vengano privatizzati.

Scrivo e testimonio da utente, collaboratrice e volontaria presso il polo culturale della Biblioteca comunale , in risposta a chi, non solo si è trovato d’accordo e in linea con l’indignante decisione di chiudere i battenti dell’istituto, ma, ignorando la realtà, si è fatto oltretutto e ancor più gravemente, promotore pubblico di certe campagne di istigazione all’indebolimento  nei confronti del centro della cultura vibonese che, nonostante le gravi difficoltà strutturali nelle quali versa, si è sempre impegnato a tenere alta la voce e l’interesse della comunità tutta. Motivo di ammirazione per i più, un animale da abbattere in fin di vita, per altri.

Fu durante gli anni della mia prima scolarizzazione che, affacciandomi al mondo della lettura, confessai a mia madre di nutrire il desiderio di approfondire le mie conoscenze e viaggiare verso mondi ignoti e sconosciuti tramite le parole. E fu lì che lei, persona estremamente ligia e devota alla cultura e all’istruzione, non esitò un momento. Mi prese per mano e mi guidò per la prima volta verso un mondo dove ogni desiderio poteva essere esaudito, ogni sete placata, ogni mente appagata . La Biblioteca di Vibo ,un infinito universo un mare di cultura dove i miei occhi da bambina si persero nell’infinità delle parole che  dall’alto degli annosi scaffali già mi parlavano. E respiravo cultura. Un amore senza fine, un percorso di vita, che si tradusse nel prestito di un libro di favole prima, di testi man mano più adatti alla mia evoluzione con il passare del tempo dopo.  Crescevo così a pane e libri, convegni e importanti eventi che si raccoglievano tutti sempre sullo stesso sfondo, le sale e la cortesia di quegli spazi appesantiti dal tempo, ma non per questo, stanchi e arresi.  Lei c’era ed era lì da sempre.  Quel mio punto di riferimento  si dimostrò di nuovo amico, fungendo da tesoriere delle mie più importanti ricerche, i capolavori dei più grandi, mi parlavano da lì, ancora una volta, i testi letterari per la mia tesi di laurea,li divorai dalle storiche aule di lettura. E anche lì, lei c’ era. Fino ad arrivare ad un’ altra importante tappa. In un mondo dove esiste poco spazio per la fiducia, le nuove proposte e soprattutto per la meritocrazia, fu sempre lei, la Biblioteca, ad accogliermi nella sicurezza della sua sapienza, nel senso più nobile del termine.  Fu nel sincero, vissuto e al contempo fiducioso sguardo della direttrice del polo e del suo staff, che trovai  menti amiche,  nel rapporto di collaborazione per il territorio che da lì si sarebbe instaurato armoniosamente, come tra braccio e mente, come tra cittadini e conterranei. E da li in poi fu questo che diventammo. Menti e braccia a tempi alterni, tutti uniti dalla voglia di reagire, fare, migliorare. A posti simili dove, essendo invece stata elegantemente declinata la mia proposta di volontariato perché probabilmente la mia sconosciuta immagine non avrebbe attirato fruttuosi affari, noi rispondemmo così.  Parlammo di idee e speranze che da lì cominciammo a tradurre in opere concrete. Divertenti pomeriggi di inglese e favole per bambini, libri, poeti e poesie che tra fantasia, gioco e amore per la cultura si tradussero in incontri settimanali con i bambini delle scuole di Vibo, convegni e manifestazioni, legalità e attualità. Era il 2013 con le popolose e affollate feste delle favole tradotte in inglese per i bambini. Erano motivo di orgoglio, gioia e divertimento i burattini animati dalle sapienti dita di giovani maestri  del posto. Era il 2014 nel viaggio attraverso i bizzarri universi del “Piccolo Principe”, la pittura, la recita e il gioco della lingua straniera. Erano  mesi di ansia e preoccupazione  con l’ accoglienza dei dubbi dei cittadini sulla salubrità delle nostre acque,  ed erano giornate di testimonianze e protesta nel grido al “no” alla violenza sulle donne.  Mesi, giorni, anni di cultura, perché  per fare storia c’è bisogno di credere nei valori e i valori non dovrebbero essere né quelli della promozione de privato né quelli dello straniero a discapito del locale. E quell’infinito universo, tutti questi valori li ha da sempre. Adesso e allora, quando raccontandomi, mia madre parla del giorno in cui, anche i suoi occhi da bambina incontrarono il magico profumo della cultura, mi commuovo e tremo, al pensiero che a lei, anche mia nonna  affidò a quel’orizzonte la sua famiglia, in quel famoso giorno in cui ti si apre un mondo alla scoperta di quell’universo, che nel 1957 e forse anche molto prima, era nato con lei, la Biblioteca.  Erano anni, erano vita, era Vibo Valentia.  

E’ il 2015, alla nascita di un nuovo anno, che mi giunge la triste notizia della chiusura dei battenti di quell’universo. Rabbia e indignazione nel non potere accettare la fine della cultura e con lei, della storia di Vibo, per l’inizio terrificante dell’epoca dei  nuovi “nobili” che al sangue blu di un tempo, hanno pericolosamente  sostituito come da trasfusione, quel sangue verde maleodorante di denaro.

Nostalgia ma  mai tristezza, perché da cittadini decidiamo di ribellarci a favore di  un nuovo inizio, per dimostrare che le logiche di potere sono vane e temporanee, quelle dei valori , veritiere e per questo durature. Se si vuole si è, e noi scegliamo di essere, la nostra battaglia è appena iniziata, e il bene vincerà sempre sul male.


Giulia Inzillo (Febbraio 16, 2015.)