Buona la prima per Amadeus che, ringalluzzito dal ritorno in presenza del pubblico, vince facile data l’astinenza di vita dei telespettatori in cattività due anni. Tutti si scatenano sui Meduza ma avrebbero ballato pure su Michele Bravi
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Prove tecniche di vita. Il pubblico dell’Ariston si alza e balla e quello a casa resta sveglio batte le mani. Di tutta la prima puntata di un Sanremo arzillo come Gianni la scena più evocativa è quella dei Meduza che fanno partire la discoteca e in platea tutti si dimenano. Sembra il trono over ed invece è il festival che, a nove giorni dalla riapertura delle sale da ballo, dà prova di quanto ci sia mancato quel “non indispensabile” tanto inviso a Speranza. E quanto in due anni siamo invecchiati di duecento! Ornella Muti a parte che sembra surgelata. La nota più dolente di un festival andato liscio come una crociera per divorziati purtroppo è lei: non lei in quanto tale ma la politica della quota rosa forzata che nulla aggiunge alla narrazione. Una donna ancora per contorno, una a caso. A caso sembrava infatti passare l’attrice: una turista che passeggiando vede un palco e, manco troppo incuriosita, domanda ai vigili: «Che succede?». I vigili sono il duo Ama/Fiore ringalluzziti pure loro dalla presenza fisica della gente.
Le canzoni si sono susseguite come in una compilation, ma in sala e a casa la base musicale, diciamoci la verità, è stata pressoché ininfluente. Abbiamo superato le 22 di sera in piedi e già questo c’è sembrato un atto eroico, uno di quelli da montare con inno nazionale e mandare in onda in un programma di Matano. Dopo 24 mesi di domiciliari intermittenti, con molti acciacchi e fisime in più, Sanremo ci ha raccontato che il vero sentimento che unisce la nazione è la voglia di spassarsela. Non importa se su una ballata di Mahmood e Blanco (i migliori finora) o sul neomelodico da fiera di Ana Mena. Perché le fiere siamo noi, chiuse in gabbia da troppo e troppa è la voglia di assembrarsi (stare insieme e divertirsi, come si diceva prima della pandemia) che andrebbe bene pure un lento in studio cantato da Michele Bravi.
L’Italia è un enorme ospizio animato da Amadeus dove arriva un bel giovanotto a trovare la nonna, Matteo Berrettini, e tutti felici gli battono le mani. Per una notte a scaldare i corpi irrigiditi dalla distanza c’ha pensato Mamma Rai e non lo scaldasonno Imetec. Impossibile giudicare con lucidità lo spettacolo quando, affamati di vita come siamo, ci saremmo commossi pure con lo spot Coconuda di Anna Tatangelo. Damiano non si faccia quindi cruccio per le lacrime: possiamo pur aver girato il mondo ma, visti i tempi, se ci si ritrova per le feste torniamo tutte ragazze di periferia.