Il direttore d'orchestra Alberto Veronesi, presidente del Comitato per le celebrazioni in vista del centenario della morte di Giacomo Puccini, prova a boicottare a distanza la replica della Bohème in scena questa sera a Torre del Lago (Lucca), per il Festival Pucciniano, dove al suo posto ci sarà Manlio Benzi.

«Il 29 luglio, giorno della mia Bohème a Torre del Lago, ho organizzato una Traviata nella città di Fausto Torrefranca», Vibo Valentia, «il grande accusatore di Puccini, qui nella veste di accusatore di Cristoph Gayral - spiega Veronesi -. A Vibo Valentia, con un'orchestra di giovani straordinari, con mezzi ridicoli rispetto ai Festival come il Pucciniano, dirigerò, gratuitamente, alle 21 una Traviata dove l'orchestra, i cantanti, gli attori e anche il pubblico si presenteranno con una benda sugli occhi, che rappresenta la selva oscura nella quale è immerso il teatro d'opera italiano».

Il 14 luglio scorso, serata di apertura del Festival Pucciniano, Veronesi diresse la Bohème con gli occhi bendati in segno di protesta contro l'allestimento del regista francese Christophe Gayral e dello scenografo Christophe Ouvrard, ambientato nel '68, con Mimì in minigonna e altri richiami alla contestazione giovanile e riferimenti al Comunismo. Qualche giorno dopo, il 17 luglio, la Fondazione del festival lo ha allontanato dalla direzione dell'opera per le successive repliche, in programma questa sera, poi il 10 e 25 agosto sempre a Torre del Lago. Allora Veronesi annunciò che si sarebbe ugualmente presentato e che sarebbe andato per vie legali se non lo avessero fatto dirigere.

Poi la decisione di organizzare un "contro concerto" in Calabria da dove lancerà provocazioni verso la Lucchesia, a partire dalla benda che questa volta si toglierà. Intanto fa un appello al ministro Sangiuliano. «Caro ministro, torniamo alla bellezza, torniamo alla poesia, alla cura del testo, torniamo al rispetto degli autori - scrive in una nota -. Qui fa meglio una piccola orchestra del mezzogiorno italiano come l'Orchestra Sinfonica della Calabria, di Vibo Valentia, che un grande Festival con milioni di euro dello Stato».

«Torniamo ai giovani che devono studiare e lavorare. Basta – aggiunge – spendere milioni di euro per allestimenti teatrali il cui obiettivo è ridicolizzare i testi degli autori, promuovendo la carriera di registi che pagati come star del cinema durano solo due o tre stagioni e poi vengono dimenticati. Basta mettere in scena ascensori, elevatori, spiagge e cabine, parti, aborti e topi e travestire Norma da palestinese, Attila da nazista, Mimì da sessantottina che si rolla le canne e fa il pugno chiuso, con soldi pubblici a spese dei contribuenti. Si mettano dei paletti».