L’ex sindaco rivendica la bontà dell’acquisto e dell’agire della sua giunta e spiega, carte alla mano, che dell’esistenza del manufatto abusivo il Tribunale avrebbe informato solo l’Hotel Rossini
Tutti gli articoli di Spettacolo
PHOTO
«Ho riletto l’atto notarile di vendita del teatro e gli allegati. In questi atti non si fa alcun cenno alla questione. Se è necessario mostrerò pubblicamente le carte che mi sono procurato». L’ex sindaco Gianni Speranza interviene così sulla questione del manufatto abusivo, abbattuto sabato scorso, che bloccando le vie di fuga del teatro sarebbe stato, secondo i commissari, una delle motivazioni della non agibilità dell’immobile bloccando così ancora una volta le attività culturali.
«Giuseppe Costanzo, amministratore del Teatro per conto del Tribunale, con il quale ho parlato venerdì scorso e che ringrazio per la gentilezza, mi ha raccontato che nel 2009 (15 mesi prima dell’acquisto) ritenne di inviare una raccomandata specificatamente ed esclusivamente all’hotel Rossini – scrive Speranza - Vorrei ricordare che, successivamente all’acquisto, i locali sono stati aperti ed hanno funzionato come cinema e come teatro».
«A distanza di anni rivendico con umiltà ma con dignità la bontà della decisione di comprare il Teatro Grandinetti. Innanzitutto, la scelta dell’amministrazione fu condivisa dal Consiglio Comunale che deliberò formalmente l’acquisto. La stragrande maggioranza delle forze politiche e culturali e l’associazionismo cittadino manifestarono consenso e sollecitarono a far presto. Non lo comprammo sul libero mercato – sottolinea - ma dal Tribunale al quale chiedemmo ripetutamente nel corso degli anni ed ottenemmo di ridurre la cifra di acquisto».
«Se non lo avessimo comprato, oggi in quel luogo sarebbe sorto un supermercato, una banca, un albergo ecc. Così come è avvenuto in tanti comuni italiani. E la città ci avrebbe rimproverato in eterno di non aver avuto la giusta determinazione. Tecnici esperti sostengono che la spesa effettuata dal Comune sarebbe stata moltiplicata almeno per tre se avessimo deciso di costruire un nuovo teatro. La scelta è stata giusta, ma non escludo assolutamente che si siano fatti errori nel procedere Anche una scelta giusta e lungimirante operata per il futuro della comunità può contenere degli errori nel lavoro degli uffici. Ma tutti abbiamo ormai imparato che non bisogna buttare il bambino con l’acqua sporca ma lavare il bambino».