«Dopo l’ incredibile esclusione per addotta mancanza dei requisiti, a seguito di ricorso e accesso agli atti, ieri mi è stato comunicato che il mio festival Fatti di Musica è stato ammesso, quindi ha ottenuto il marchio regionale, peraltro già avuto in ogni precedente edizione, ma non può ricevere il contributo perché hanno finito i fondi». A dare la notizia è il noto promoter musicale Ruggero Pegna, regista da oltre trenta anni della kermesse che quest’anno non era stata ammessa alla selezione del Marchio regionale Grandi eventi calabresi e per la concessione di un sostegno economico annualità 2020 e si era anche dovuto sentir dire, dagli uffici regionali, che questi non avessero trovato documentazione che ne attestasse la storicità.

I fondi sono finiti

Ora, il cambio di rotta, la presa d’atto dell’errore ma i fondi sono finiti e così Pegna a casa potrà portare soltanto un marchio. «L’avviso pubblico bandito lo scorso luglio dalla Regione Calabria è diventato una farsa dai toni grotteschi e, se non ci fossero di mezzo lavoro e sacrifici di anni, perfino esilaranti. La storia di questo bando è a dire poco allucinante, a cominciare dal ritardo nella graduatoria, che doveva arrivare entro fine agosto dello scorso anno, come previsto dallo stesso avviso, ma che è arrivata lo scorso uno aprile ed ancora non è definitiva, a causa del ricorso di quasi tutti i partecipanti per varie e diverse ragioni. È sorprendente – commenta il promoter - altresì, il silenzio del presidente facente funzione e di tutti gli assessori, compreso il Capitano Ultimo, figura anche simbolica che avrebbe dovuto suggellare il corretto operato di questa amministrazione, tutti silenti di fronte ai continui appelli rivolti dalla principali associazioni di categoria e dai principali promoter, allarmati dall’opaca gestione di un Avviso importante per l’intero comparto, peraltro in un anno drammatico per il settore».

«Gestione poco chiara»

Sia Assomusica che Agenis si sono mosse da tempo per segnalare anomalie e discrasie di quanto stava avvenendo. «Gestione opaca emersa sin da subito, con un testo dell’avviso contenente autentiche assurdità, come il non ritenere Grandi Eventi quelli effettuati in Stadi o Palasport, di fatto realmente i più grandi, per proseguire con l’annullamento a settembre della prima graduatoria per irregolarità mai spiegate, con contestuale sostituzione della commissione e della responsabile del procedimento, fino alla sostituzione del direttore generale del dipartimento e alla nomina di una nuova commissione – ricorda Pegna - affidata a figure di altri dipartimenti, esperte in problematiche di protezione civile, dissesti idrogeologici e sismici, problematiche ambientali ed ecologiche, piste ciclabili e robe del genere».


«A conferma della totale incompetenza di questa commissione è arrivata la prima graduatoria, del tutto imbarazzante per esperti del settore. La riammissione di Fatti di Musica, a seguito del ricorso presentato dal mio legale avvocato Tiziano Lio, conferma che, addirittura, la documentazione non fosse stata nemmeno esaminata e/o, quanto meno, compresa. Non si trattava, infatti, di un’esclusione per giudizi di merito, ma per la presunta mancanza di documentazione, tutta realmente inoltrata e, peraltro, riferita a precedenti edizioni già vincitrici dell’analogo bando regionale, con documentazione regolarmente esaminata e approvata dall’assessorato ogni anno. Questa evidenziata e, oramai, certificata carenza di competenza e di un minimo di attenzione, ratificata anche da questa riammissione, inficia completamente la credibilità della stessa graduatoria, priva di qualsiasi criterio oggettivo, basata sul giudizio di figure manifestamente incompetenti in materia, che hanno attribuito punti in modo - accusa Pegna - discrezionale e arbitrario, in contrasto con la realtà del settore e la storia stessa dei Festival storicizzati, già valutata e decretata dagli stessi bandi degli anni precedenti».


«A parte tutto ciò, a rendere ancora più grottesca la commedia, arriva la richiesta ai soggetti ammessi, cioè che hanno superato la soglia dei 60 punti, di confermare di avere effettuato il Festival entro lo scorso 31 dicembre. E’ evidente che si tratta di una richiesta tanto comica quanto illegittima, in quanto la certezza del contributo di 300mila euro, pari per molti progetti al 70 per cento dei costi dei Festival, era condizione assolutamente indispensabile, soprattutto per la limitazione delle capienze causa Covid e, quindi, l’impossibilità per i Festival più costosi di poter bilanciare i costi col solo incasso dei biglietti».


«Ho dato incarico - annuncia ancora il promoter – al mio all’avvocato di procedere con ulteriore accesso agli atti per la verifica dell’attribuzione dei punteggi e, in base all’immaginabile esito, ad ogni azione conseguente. Concludo auspicando che questo possa rimanere solo un episodio di mala amministrazione da dimenticare e l’intera classe politico-amministrativa regionale voglia dare la giusta attenzione ad un comparto che produce cultura, immagine, promozione, aggregazione, occupazione, ricadute economiche di ogni tipo, utilizzando esclusivamente i metodi di competenza e meritocrazia, senza delle quali il vero spettacolo lo fanno proprio loro stessi. E questo non è sul serio un grande spettacolo».