VIDEO E FOTO | L'evento di punta del Be-Alternative al lago Cecita rischiava di essere rovinato dal maltempo, ma alla fine tutto è filato liscio e Glambek Bøe e Erlend Øye hanno reso omaggio alla location e al pubblico: «Che posto meraviglioso!»
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In Sila il sole si nasconde fin dalla mattina. Manti di nuvole si rincorrono di riflesso sul lago Cecita. Corrono da Nord Est stirate da un vento che nasconde nel ventre la pioggia estiva. Che arriva. Arriva piano alle tre e un quarto del pomeriggio, si trasforma in temporale un quarto d’ora dopo spingendo tutti a cercare riparo.
Nella valle, sorvegliata dalla chiesetta di San Lorenzo, divisa da quello che appare un isolotto abitato da una fattoria solitaria su una collina, il palco è coperto per salvare gli strumenti, la strada sterrata è una pozza di fango. Il Festival Be-Alternative da mesi lavora a quello show, il concerto di punta della stagione, la pioggia era l’unico ospite non invitato. «È un live particolare per tutto, per la band e per la location».
Cristian Romeo, maitre à penser dell’evento, fa spallucce, è un po’ più sereno di mezz’ora prima quando lo incontriamo, perché più sereno è il cielo che ha strizzato l’ultimo straccio di pioggia e comincia ad allargarsi in chiazze azzurre.
In tantissimi sono arrivati in Sila per ascoltare loro, i Kings of Convenience, il duo norvegese, chitarre e due voci, arpeggi e nessun chiasso. Folk nostalgico e raffinato, che si segue schioccando le dita e non battendo le mani. «La pioggia ha perso e noi abbiamo vinto».
Lo dice nel finale Erlend Øye nell’eleganza bizzosa della sua giacca azzurra sui bermuda verde acqua. Prima di salire in scena, mentre l’ultima acquerugiola faceva intendere che non è ancora il momento di infilare lo zaino e andare via, Erlend (che da anni vice in Sicilia, a Siracusa) imbraccia la chitarra e suona alcuni brani in italiano sotto un tendone La folla circonda in un momento quella sorpresa con la meraviglia delle belle occasioni, quelle uniche da raccontare in seguito, dimenticando i teli fradici, i capelli grondanti, le scarpe infangate.
«La Sila un po’ ricorda la Norvegia, solo la forma delle montagne è un po’ differente – ci dice Eirik Glambek Bøe mentre ci incamminiamo insieme giù per la collina per raggiungere il palco. «Non è la nostra prima volta in Calabria, sei anni fa suonammo a Cosenza al Castello Svevo e fu una bella serata. Speriamo che la pioggia ci dia tregua oggi perché questo è un posto bellissimo».
E tregua è stata. Alle diciassette e trenta, il palco, asciugato con la segatura, è pronto. Sul cielo una filigrana di luce orla i bordi dei nuvoloni di velluto. Un’immagine da cartolina, da finale cinematografico, l’atmosfera perfetta per il sound del duo che così strega centinaia di persone che con bimbi a seguito, asciugamani, zaini e una buona birra, si lasciano avvolgere dalla maestosità del lago e dalla bellezza della musica. «Qui sembra Woodstock» dice Øye rievocando il celebre 17 agosto 1969 che scolpì l’evento nel rock grazie anche a uno storico temporale.
Come promesso da Erlend, i brani classici del gruppo sono i primi della lista. L’ovazione, che fa scattare in piedi la folla, parte all’attacco di “Misread”, il brano che all’epoca dell’uscita, regalò ai Koc i primi posti nelle hit. Poi d’improvviso tutti sul palco a ballare e infine mentre il sole taglia a fette le nuvole blu, l’ultima nota accompagna i saluti. «Ciao Calabria, ciao Sila, che posto meraviglioso!». E infine il segno della vittoria. «Ce l’abbiamo fatta».