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Chi si sposta per studio, chi per lavoro, il nostro paese continua ad essere terra di migranti. È quanto è emerso da uno studio condotto dall’Istituto di studi sulle società del Mediterraneo del Consiglio nazionale delle ricerche che viene dedicato, per la prima volta, alle migrazioni interne. C’è chi va c’è chi viene, quindi, e la Calabria è tra le regioni con maggior numero di migrazioni sia in entrata, principalmente per il settore agricolo ma, soprattutto in uscita. I calabresi, infatti sono tra i più numerosi ad abbandonare la propria terra, superati solamente da campani, pugliesi e siciliani. Tra le province del Mezzogiorno, i saldi negativi più elevati in proporzione ai residenti si registrano a Napoli (-6,1 ‰) e Vibo Valentia (-6,7‰),Reggio Calabria (-5,3‰).
I dati emersi , basandosi sul valore medio degli spostamenti nel biennio 2011-2012, rivelano che sono stati circa 25mila i cittadini campani che si sono trasferiti in altre regioni italiane, un dato pari al -4,3 su mille abitanti. Seguono Puglia (-10.850 persone e -2,7 per cento), Sicilia (-9.910 e -2,o per cento) e Calabria (-8.031 e -4,1per cento).
“Le migrazioni interne all’Italia hanno una lunga storia ma negli anni più recenti, a seguito della crisi economica, hanno ripreso vigore e intensità”, spiega Michele Colucci dell’Istituto di studi sulle società del Mediterraneo del Consiglio nazionale delle ricerche (Issm- Cnr). “Nel 2012 sono 1.556.000 le persone che hanno cambiato il proprio comune di residenza. Rispetto alle migrazioni della seconda metà del secolo scorso, le più potenti ‘calamite’ non sono Piemonte e Lombardia ma Emilia-Romagna e Trentino, in proporzione alle dimensioni. La prima ha ‘guadagnato’ 10.273 persone dal resto d’Italia, pari a un aumento del 2,4 per mille abitanti, il Trentino conta +3.004 persone, pari al 2,9 per mille”.
L’attrattiva dell’Emilia-Romagna è confermata dal primato nelle tre province di Bologna, Rimini e Parma “che presentano un saldo migratorio positivo molto elevato (Bologna +4.131 persone, Rimini +1.271, Parma +1.268)”, prosegue il ricercatore Issm-Cnr. “La regione è scelta come meta privilegiata sia per le sue opportunità lavorative, sia per la qualità dei servizi che offre: nelle motivazioni alla base delle partenze c’è in testa la ricerca dell’occupazione o di un lavoro migliore, ma cresce il miglioramento della qualità della vita e questo secondo elemento differenzia il fenomeno attuale da quello dell’ultimo dopoguerra”.
Altissima anche la mobilità degli stranieri (sono oltre 250mila a spostarsi), soprattutto donne tra i 50 e i 64 anni, a causa del loro lavoro di badanti per anziani e collaboratrici domestiche.
“Le migrazioni coinvolgono poi insegnanti e studenti fuorisede spesso coinvolti in dinamiche ad alta frizione che chiamano direttamente in causa la politica”, conclude Colucci. “Questo primo Rapporto si basa su un innovativo approccio multidisciplinare, senza il quale non è possibile penetrare in un fenomeno così ricco.