Verdiana non ha neanche disfatto le valigie, fresca fresca di Sanremo, la cantante di Cosenza, ha ancora gli occhi lucidi per l’emozione. Insieme a "Le Deva", la band tutta al femminile nata nel 2016 (composta anche da Greta Manuzi, Roberta Pompa e Laura Bono), si è esibita accanto ad Orietta Berti, vero personaggio "rock" di questa edizione del festival.

Com’è nata la collaborazione con Orietta?

«Lei aveva questo brano “Quando ti sei innamorato” e uno degli autori è Marco Rettano che è anche produttore del progetto Le Deva. Eravamo in studio un pomeriggio, Orietta stava chiudendo il disco e noi stavamo registrando un brano nuovo. Marco le aveva fatto ascoltare le nostre canzoni e lei se n’era innamorata. Quel giorno ha voluto incontrarci e ci ha detto: “Siete bravissime, mi piace molto la forza che trasmettete, voglio avervi accanto a me all’Ariston”. Non riuscivamo a crederci, siamo state davvero fortunate a salire sul palco con una icona. Lei ha quasi 80 anni ma in questa settimana del festival ha lavorato senza sosta: rilasciava un’intervista dopo l’altra, mangiava dopo tutti noi, si truccava, si vestiva e diceva: ecco, ora somiglio a un albero di Natale!».

Raccontaci un aneddoto da dietro le quinte.

«Beh, ce ne sono tanti. Uno piuttosto divertente è accaduto proprio la sera dell’esibizione: cinque minuti prima di salire in scena, Roberta si è accorta di avere la lampo dei pantaloni rotta. Panico. Fortunatamente siamo riuscite a sistemarla».

Le Deva è un progetto che va avanti dal 2016, cosa c’è nel vostro futuro?

«Stiamo lavorando al secondo disco che, in realtà, doveva uscire lo scorso anno. Purtroppo la situazione ci ha costretto a rallentare il lavoro. Stiamo cercando di fare ordine nel nostro cassetto per selezionare i brani che più ci rappresentano. Speriamo quest’estate di riprendere i live, ci manca tanto il contatto col pubblico».

Che clima si respirava all’Ariston?

«È stato un festival strano. Avevo 16 anni la prima volta che ho partecipato a Sanremo e quest’anno ci sono tornata da maggiorenne. Il protocollo sanitario era rigidissimo: un tampone ogni 48 ore, il divieto di uscire dalle stanze, interviste da remoto, nessun contatto. Orietta diceva: "Quando arriviamo sembriamo tanti 007!". Non c’era l’aria della festa, non c’era gente in strada e pochi fiori. È stato un festival difficile».

Hai incontrato qualche collega di “palco”?

«Con i Negramaro abbiamo trascorso una serata bellissima, perché alloggiavamo nello stesso hotel, Giuliano Sangiorgi è una persona fantastica; poi ho incrociato Manuel Agnelli e Alessandra Amoroso con Emma che conoscevamo da tempo e anche Noemi con cui anni fa feci uno spettacolo in teatro, all’epoca era ancora Veronica Scopelliti ed eravamo entrambe coriste dello spettacolo di Daniele Cirilli. È stato bello rivedersi».

In gara c’era anche Aiello, cosentino come te, vi siete parlati?

«Purtroppo non ne abbiamo avuto la possibilità. Non conosco Antonio di persona e non sono riuscita a incontrarlo perché alloggiava in un altro albergo. Mi piace molto la sua canzone e credo che sarà un grande successo. Ho letto delle critiche sulla sua prima esibizione ma Sanremo è un palco che mette tanta tensione addosso e se non lo si prova non si può capire».

E chissà che non nasca una nuova collaborazione…

«Mi piacerebbe tanto, credo che si potrebbe provare a scrivere e cantare qualcosa insieme. Insomma… Anto’ facciamo un duetto!».